Siena è un gioiello gotico, dove tradizioni secolari e modernità convivono armonicamente. E’ la città dove 17 contrade sono le eterne amiche-nemiche, dove il vessillo è l’emblema di una fede indiscussa ed indiscutibile ed i suoi colori sono una seconda pelle per gli abitanti.
I due Pali di Siena sono pietre miliari per la città, un momento fondamentale dove in un minuto e mezzo l’adrenalina scorre al posto del sangue e non ti dà respiro, l’emozione attanaglia lo stomaco, grida e lacrime di gioia e disperazione e poi la corsa dei contradaioli vincitori a Piazza del Campo verso il loro Capitano ed il cavallo vittorioso; il cuore batte per la contrada ed all’unisono per l’unica città intrinsecamente medievale nella sua essenza: Siena.
Siena viene fondata su 3 colli, chiamati i 3 Terzi, ed il centro della città è il terzo del campo.
Il nucleo primitivo è quello della zona del Duomo, che nasce come colonia romana, Siena Iulia, donata ai veterani di guerra per il loro riposo, tuttavia, in quanto località dell’entroterra lontana dalle più grandi vie di comunicazione, per quasi 900 anni non ebbe un’importanza politica.
La svolta per Siena avviene nell’anno 990, quando Sigerico, arcivescovo di Canterbury, percorre in 79 giorni la Via Francigena e la descrive con le tappe dove sostare. La sua Via Francigena non era ad uso esclusivo dei pellegrini, ma divenne un canale di comunicazione preferenziale per mercanti, uomini di affari, politici, artisti che attraversavano l’Europa.
La Via Francigena passa proprio vicino a Piazza del Campo, che al finire del primo millennio era ancora un campo e Siena diviene una sosta fondamentale lungo il cammino.
I due borghi sottostanti il Duomo cominciano ad inurbarsi e vengono inglobati nella nuova cinta muraria di Siena.
La Via Francigena divenne una fonte di denaro primaria della ricchezza cittadina, anche per il solo ingresso bisognava pagare una tassa. Dal 1200 si vede una crescita esponenziale, che la porta a rivaleggiare con Firenze e nel 1260 ci fu la prima battaglia tra le due Repubbliche.
Sino alla peste nera Siena viene retta dal “Governo dei Nove”, considerato un buon governo, fatto da 3 rappresentati di ogni borgo.
Il Governo dei Nove durò per circa 75 anni, durante i quali la città assunse un aspetto gotico, che era lo stile predominante dell’epoca entrato in città proprio attraverso la Via Francigena, che permise il contatto tra gli artisti locali e quelli francesi.
La città subisce la trasformazione e c’è una crescita demografica, nasce l’iconica Piazza del Campo.
PIAZZA DEL CAMPO
Dove ora vediamo la splendida Piazza del Campo, passava la Via Francigena ed il Governo dei Nove, formato da mercanti e da uomini di affari, comprende subito l’importanza strategica di questo campo, posto proprio all’incrocio dei tre borghi su cui si sviluppa la città e della via Francigena.
Pertanto, i Nove decidono di trasformare il campo nel centro politico della città.
PALAZZO PUBBLICO
Il primo palazzo ad essere realizzato è il PALAZZO PUBBLICO, che dal 1310 diviene la residenza dei Governatori ed oggi al suo interno hanno sede gli uffici del Sindaco del Comune.
Viene costruito nel periodo d’oro di Siena, quando la città poteva rivaleggiare con Firenze.
All’interno vi sono degli affreschi di Simone Martini, grande pittore ed orafo, e poi ci sono quelli dei fratelli Lorenzetti, che purtroppo persero la vita durante la peste nera.
In alto al Palazzo Pubblico abbiamo L’EMBLEMA DI SAN BERNARDINO, il sole con il nome di Gesù al centro ed i 12 raggi stanno per i 12 Apostoli.
San Bernardino era solito fare le sue prediche proprio a Piazza del Campo.
In basso vi è l’emblema in bronzo della famiglia Medici, con le palle e la corona che indica il Granducato, perché ricordiamo che l’ultima battaglia tra Siena e Firenze avviene nel 1565 con la vittoria di Firenze e l’annessione di Siena al Granducato di Toscana sotto Cosimo I de Medici.
Il pavimento della piazza è diviso in nove settori, in memoria del Governo dei Nove.
La piccola cappella bianca in piazza viene commissionata dai sopravvissuti alla peste ed adesso viene utilizzata solo due volte all’anno, quando l’Arcivescovo benedice al suo interno tutti e 10 i fantini.
I fantini durante le prove possono provare diversi cavalli e fino al momento della benedizione possono cambiare contrada, anche se hanno preso accordi con una contrada in particolare.
Anche la contrada può cambiare idea sul fantino, ma non si può cambiare un cavallo.
Dal momento in cui il fantino viene benedetto, non può più cambiare contrada, perché le contrade non hanno i cavalli di proprietà e neanche i fantini, che vengono da fuori e sono pagati per fare il loro lavoro.
Durante il Palio la piazza viene riempita di sabbia, che diviene la pista, vengono montati i palchi con i posti a pagamento, la parte più costosa è quella dove c’è la grande salita, corrispondente alla partenza ed all’arrivo.
La curva di San Martino, vicino al Palazzo Pubblico, è il punto più pericoloso, con una curva a gomito che i fantini, che montano senza sella, percorrono ad alta velocità e spesso la prendono male cadendo a terra, ma se il cavallo continuasse la corsa e vincesse, la vittoria risulterebbe valida, in quanto la vittoria è del cavallo.
L’ordine di partenza è a sorte, sino a quel momento I fantini non sanno più ancora in che ordine partiranno, 9 cavalli sono allineati in mezzo a due canapi ed il decimo dà l’avvio.
Sono soli 3 giri ed è una corsa di un minuto e mezzo, in cui la gente impazzisce, vi è un’esplosione di emozioni di cui ci si è caricati durante l’anno.
Chi non vince da più anni porta il “bastone della nonna”.
Il vincitore, d’altronde, per due mesi ed oltre, ogni domenica si reca in Piazza del Campo a portare il Palio ed è un onore immenso ed incommensurabile.
Per assistere al Palio, puoi comprare un posto sui palchi con il vantaggio di poter arrivare anche un po’ prima oppure essere lì nel Campo al centro della Piazza svariate ore prima sotto il sol leone.
Le famiglie invece si riuniscono tutte insieme nella contrada a guardare il Palio.
La parte più emozionante si ha alla fine del Palio, quando la gente della contrada vincitrice scende dalle stradine per giungere al palco dei Capitani, piange ed abbraccia tutti in un’emozione travolgente ed incontenibile.
Ciò che rende Siena unica il suo modo medievale di vivere le tradizioni.
La domenica di fine maggio in cui avviene l’estrazione delle contrade si mobilita tutta la città, sia la gente delle contrade da scegliere, che attendono con il cuore in gola la sorte, sia quelli delle contrade scelte per vedere se verrà estratto il nemico.
Il popolo attende a suon di tamburi l’estrazione della contrada, che avviene una alla volta e la si evince perché viene esposta alla finestra la bandiera della contrada scelta.
Soffermiamoci a vedere in Piazza la FONTE GAIA.
FONTE GAIA
Fonte Gaia è la fontana monumentale, capolavoro di Jacopo della Quercia. Nonostante sia stata realizzata nel 1419 nel pieno del Rinascimento, le statue sono in stile gotico, uno stile che rimandava al periodo di massimo splendore della città.
Un problema fondamentale per la città era sempre stato quello idrico, data la mancanza di fiumi che potessero bagnare la città e soddisfare il fabbisogno della popolazione.
Fu così che durante il Governo dei Nove venne realizzato un’imponente opera ingegneristica, chiamata i Bottini, ovvero acquedotti sotterranei per una lunghezza di 25 km in grado di far giungere in città le acque delle sorgenti e quelle piovane.
Per questo motivo, attorno alle mura medievali vennero costruite delle fonti, che avevano tre vasche, la prima conteneva acqua pulita per gli uomini, la seconda abbeverava gli animali e la terza era ad uso degli artigiani.
L’acqua è da sempre un bene preziosissimo ed aveva un costo.
Quando nel 1414 l’acqua giunge a Piazza del Campo, la gente gioisce e la chiama “Fonte Gaia”.
Jacopo della Quercia concepisce la Fontana come un grande altare di marmo, di forma rettangolare con un parapetto in cui troviamo i bassorilievi della Creazione di Adamo e la Cacciata dall’Eden, sui pilastri anteriori Rea Silvia ed Acca Larenzia, le due mitologiche figure femminili dell’antica Roma a testimonianza dell’origine divina romana della città, al centro vi è la Madonna col Bambino con le allegorie delle Virtù.
Continuiamo verso il Duomo attraverso via dei Pellegrini, che collegava il centro politico con quello religioso.
IL DUOMO
Con l’incremento della popolazione, oltre alla realizzazione di Piazza del Campo, viene ingrandita la Cattedrale, rimaneggiando la Chiesa primitiva del 1174, decisamente più piccola. Infatti, la Cupola era nella parte terminale della chiesa.
La Chiesa viene ingrandita dalla parte retrostante, conservando la splendida facciata, ed il campanile viene inglobato durante l’ampliamento.
L’architettura è soggetta alla morfologia del terreno, la prima parte della Chiesa si trova su una collina e la nuova parte è in discesa.
Questo lo possiamo vedere dal retro della Cattedrale, da cui risulta evidente come la Chiesa si trovi su una collina.
Per ampliare la Cattedrale venne messo un sostegno alla base ed all’interno di questa collina venne ricavato lo spazio per realizzare il Battistero di San Giovanni, la cui facciata è rimasta incompiuta, poiché già due anni dopo l’inizio della costruzione, si cominciano a vedere subito i primi problemi di statica.
Così si lascia stare questo progetto per intraprenderne uno nuovo di ampliamento della Chiesa, secondo il quale l’ampliamento sarebbe dovuto avvenire nella parte alta, dove c’è l’arco.
Purtroppo arriva la peste nera, scarseggia la manodopera e mancano i fondi ed anche il nuovo progetto di ampliamento viene abbandonato. Si torna a finire il Battistero nella parte interna con bellissimi affreschi.
La facciata invece rimarrà per sempre incompiuta, se fosse stata terminata come da progetto, sarebbe diventata troppo pesante e sarebbe potuta crollare.
Saliamo le scale.
La vera e propria chicca del battistero è la fonte battesimale con formella in bronzo, siamo nel 1420 e persiste ancora il conflitto tra Firenze e Siena, ma dal lato artistico c’è sempre stata collaborazione tra loro.
Per la fonte battesimale viene chiamato lo scultore più importante dell’epoca, Lorenzo Ghiberti, che realizzerà la scena dedicata alla vita di San Giovanni Battista.
Ghiberti all’epoca aveva già realizzato la porta del Paradiso del Battistero di Firenze, le altre formelle vengono commissionate ad artisti locali, tra cui Jacopo della Quercia, l’autore della Fonte Gaia, la fontana a Piazza del Campo.
Jacopo della Quercia, però, tardava i lavori a causa della fontana e quindi Ghiberti introdusse l’amico Donatello, che lavorò su una formella dedicata al Banchetto di Erode, dove sperimentò per la prima volta la tecnica per cui rimarrà famoso, lo stiacciato.
La chiesa iniziale finiva con la cupola e dietro c’era lo spazio della cripta, con il progetto di ampliamento bisognava abbattere la parte alta della cripta, perché la parte sotto si trovava nella parte sotterranea, la parte alta viene abbattuta per poter prolungare il pavimento della chiesa sul soffitto del battistero, mentre la parte bassa viene riempita con tutti gli scarti, mattoni pietre, come se fossero le fondamenta della chiesa e tutto ciò viene ripulito solo nel 1995.
E’ da pochi decenni che si può visitare la cripta con il suo ciclo di affreschi ben conservati, con colori vivaci rimasti tali grazie al fatto che erano stati sepolti.
Lateralmente alla chiesa, abbiamo la piazza che avrebbe dovuto ospitare la nuova chiesa, che sarebbe stata girata perpendicolarmente.
Rimane ancora quello che chiamano il “facciatone”, ovvero quella che sarebbe dovuta essere nel progetto la facciata principale.
Qui troviamo anche il PALAZZO MEDICEO, dove era la residenza senese dei Medici, è l’unico palazzo seicentesco in una piazza medievale.
Ammiriamo la splendida facciata del Duomo di Siena con le magnifiche statue duecentesca, di cui sono esposte le copie i per ovvie ragioni di conservazione.
La facciata si conservò perché di fronte c’è l’ospedale più antico di Toscana, che fino agli anni 80 dello scorso secolo è stato l’ospedale di Siena, ma che oggi è un grandissimo museo.
Grazie alla presenza di questo ospedale, Siena riuscì ad avere lo status di città ospedaliera e durante la Seconda guerra mondiale non venne bombardata.
L’ospedale nasce più o meno nello stesso periodo in cui nacque la via Francigena, perché la prima funzione dell’ospedale è quella di dare ospitalità, era pertanto il luogo per ospitare i pellegrini della via Francigena.
Con la presenza al loro interno di istituzioni caritative, gli ospedali diventano luoghi di accoglienza di malati.
Entriamo all’interno della Cattedrale, che è ricca di opere d’arte, che vanno dal 1300 al 1800, perché i Senesi non hanno mai smesso di abbellire la Cattedrale con opere d’arte.
Ciò che rende spettacolare la chiesa è il pavimento marmoreo con 56 tarsie, la più antica delle quali è un mosaico datato 1378, tutte le altre tarsie della navata sono realizzate con la tecnica del graffito.
Sono 56 scene sino alla Cupola, che riguardano la filosofia e l’antichità classica, dalla cupola verso l’altare vi sono tutte le scene dell’Antico e del Nuovo Testamento fino a giungere all’altare maggiore, dove abbiamo il tema del sacrificio di Isacco di Abramo, per prepararci al sacrificio fatto da Gesù per l’umanità.
Abbiamo il mondo profano fino alla cupola e poi il mondo sacro.
Tutte le Tarsie sono collegate tra di loro attraverso il tema della ricerca della salvezza dell’anima attraverso la conoscenza, è questo il motivo per cui abbiamo tante scene che riguardano la filosofia.
Partiamo da Ermete Trismegisto, tre volte grande. Era un filosofo greco, contemporaneo di Mosé, che fu la prima persona ad aver intuito l’arrivo di Gesù, rappresenta l’inizio della conoscenza terrena,
Ermete diceva che Dio Onnipotente avrebbe mandato un secondo Dio, unico nel suo genere, visibile e lo avrebbe chiamato il Verbo Santo.
La sua figura è circondata da cinque Sibille, che sono delle profetesse che da un lato preannunciano i momenti legati alla Natività, dall’altro lato quelli legati alla Crocifissione.
Ermete è chiamato tre volte grande, perché considerato anche il Legislatore umano così come Mosé fu il legislatore divino.
Ermete sta donando simbolicamente le lettere al popolo egizio, ovvero la capacità di leggere e di scrivere; quindi, è il fondatore della Sapienza e della Legge.
La tarsia più famosa è quella il cui cartone fu dipinto da Pinturicchio, amatissimo da Papa Piccolomini.
La tarsia di Pinturicchio rappresenta l’allegoria del Colle della Sapienza, la lettura parte dall’angolo con la ragazza nuda con la cornucopia dell’abbondanza, che rappresenta la personificazione della fortuna. L’equilibrio della fortuna non è mai stabile ed è il motivo per cui un piede è poggiato su una sfera e l’altro su un albero rotto, la fortuna è volubile e variabile.
Però, la fortuna a volte ci può dare una buona occasione, come in questo caso dopo un viaggio turbolento la fortuna fa approdare un gruppo di mercanti e fa prendere loro il percorso verso il colle, ovvero verso la Sapienza. La via è tortuosa, viene rappresentata dai rettili, dalle tartarughe, ci vuole forza e pazienza, ma man mano che si ascende, si trova il prato fiorito, il Sapere.
Troviamo quindi la Sapienza, che ci dà anche la salvezza dell’anima, che è il tema predominante di queste tarsie, e non hai più bisogno dei beni materiali per raggiungere la salvezza.
ALTARE PICCOLOMINI
Abbiamo poi L’ALTARE PICCOLOMINI, fatto erigere dal cardinale Piccolomini, affinché fosse il suo sepolcro, ma poi succedette allo zio Papa, e, anche se regnò da Pontefice solo 23 giorni, venne sepolto a Roma.
Piccolomini aveva commissionato ben 15 statue a Michelangelo, quando era molto giovane. Della mano del grande artista di sicuro sono le due statue in basso, ma gli vengono attribuite anche le due sopra.
Il Pinturicchio in realtà viene chiamato a Siena per affrescare la BIBLIOTECA PICCOLOMINI.
BIBLIOTECA PICCOLOMINI
Pinturicchio fu il maestro di Raffaello e si pensa infatti che Raffaello abbia collaborato alla biblioteca Piccolomini con il maestro, dove di preciso non lo sappiamo, però si pensa che il ragazzino biondo con le calze rosse del secondo riquadro fosse l’autoritratto di Raffaello.
La Biblioteca Piccolomini è un’opera monumentale realizzata da Pinturicchio e dalla sua bottega tra il 1503 ed il 1508 per celebrare la vita ed il pontificato di Pio II Piccolomini.
Non si può non rimanere abbagliati dagli affreschi e dalla volta a grottesche.
La cattedrale è dedicata all’Assunta, pertanto il 16 agosto la contrada vincitrice del Palio viene qui per ringraziare la Madonna, cantandole l’inno. Dal giorno successivo il pavimento della cattedrale, normalmente coperto, viene scoperto per due mesi ed è possibile ammirarlo in tutto il suo splendore.
La chiesa iniziale terminava con la Cupola, dove c’era la meravigliosa pala di Duccio di Buoninsegna.
Sopra i pilastri centrali abbiamo sei santi, ai due lati abbiamo due Cappelle importanti.
Prima dell’ampliamento della Chiesa, ci furono quattro Altari dedicati ai quattro santi patroni di Siena, in uno di questi quattro altari vi era l’Annunciazione di Simone Martini.
Le cappelle sono quattrocentesche e la Cappella dedicata a San Giovanni Battista fu realizzata da Pinturicchio, perché Papa Pio II donò una reliquia del Santo.
Siena ha avuto ben quattro papi, il primo Papa fu quello che consacrò la chiesa nel 1174ed aveva vissuto durante la guerra delle investiture, poi vi sono i papi Piccolomini e l’ultimo Papa fu Alessandro VII della famiglia Chigi, che visse durante l’epoca barocca e volle far costruire una Cappella che custodisse la Madonna del Voto, una pala d’altare molto ai Senesi, dipinta nel 1262 dopo la battaglia di Montaperti.
Il Papa Alessandro VII la fa progettare all’artista più famoso dell’epoca, Gian Lorenzo Bernini, ed una delle sculture più belle all’interno è San Girolamo penitente.
Lasciamo la Cattedrale per addentrarci nelle contrade.
LE CONTRADE
Siena ha 17 contrade, che durante l’anno vivono pacificamente tra di loro, ma durante il Palio scatta la vera rivalità, che solitamente si ha con le contrade vicine.
Siena è straordinaria sotto molteplici aspetti, dalla prima settimana di maggio per diciassette settimane ogni settimana c’è la festa di una contrada. Si assiste a qualcosa di incredibile, vengono messi fuori per strada i tavoli per la cena, si mangia, c’è la musica, si festeggia sino a notte fonda e poi la mattina tutto torna alla normalità, il tutto in una settimana di festeggiamento.
A Siena la vita avviene principalmente nella contrada, che ha una sua chiesa, un museo, una fontana battesimale ed una stalla.
Le piccole chiese non nascono come chiese della contrada, lo diventano nel 1700 durante l’invasione napoleonica.
La chiesa viene usata per i funerali ed il giorno del Palio, in cui viene portato il cavallo per essere benedetto.
Il Palio è un evento radicato nell’essenza dei senesi, i giorni del Palio non indossano neanche colori diversi da quelli della propria contrada, perché potrebbe portare male.
Nel 1100 le case-torri erano le più sicure, le famiglie alleate erigevano le loro case-torri a mò di castello con un unico cortile comune, così da rendere ancora più stretta la convivenza.
Nonostante ci sia la stalla, le contrade non hanno i cavalli di proprietà; i maneggi sono nella provincia di Siena ed i proprietari portano i loro cavalli addestrati per correre alla tonda quattro giorni prima della corsa alle quattro del mattino, quando si svolgono le prove di notte.
Vengono presentati circa 30 cavalli, divisi in batterie da sei o sette cavalli. Viene fatta una prova per scegliere il cavallo e ne vengono selezionati 10 per il Palio.
La pista per la corsa del Palio non è sufficiente per le 17 contrade ed è il motivo per cui ad ogni Palio concorrono solo 10 contrade su 17.
Su 10 cavalli vengono scelti i capitani delle 10 contrade che corrono.
Una volta scelti i 10 cavalli per le 10 contrade, viene fatta la cosiddetta tratta, ad estrazione un paggio prende il nome della contrada ed un altro quello del cavallo e così avviene l’abbinamento.
A Siena ci si affida alla sorte, è tutta una questione di fortuna.
Vi è la figura del Barbaresco, nominato dal Capitano della contrada, ed è colui che si occupa del cavallo, ovvero il barbero, nei tre giorni che precedono il Palio.
Il cavallo viene portato nella stalla della contrada, fatto uscire per le prove mattutine e quelle serali.
Se durante le prove il cavallo si fa male, la contrada si ritira, poiché non è ammessa la sostituzione del cavallo.
Le sette contrade rimaste fuori dal Palio parteciperanno di diritto l’anno successivo e l’ultima domenica di maggio avviene il sorteggio di 3 contrade, che porta al numero totale di 10 per il Palio.
Il senese puro vive la contrada tutto l’anno: c’è il Priore della contrada, eletto ogni quattro anni, che ha un ruolo da “sindaco”, c’è il Capitano della contrada, figura chiave che si occupa dell’organizzazione del Palio.
Il resto dei contradaioli si mette a disposizione e contribuisce come può, perché le attività non si esauriscono solo con il Palio, ma la contrada si vive tutto l’anno con grandissima partecipazione.
Andiamo verso PIAZZA TOLOMEI.
Nel 1200 vi era la lotta tra il Papato e l’Imperatore, entrambi volevano avere il diritto di assegnare i Vescovi e quindi vi sono all’interno delle città le due fazioni, Guelfi sostenitori del Papa e Ghibellini dell’Imperatore.
Nella prima battaglia tra Firenze e Siena, vinta dai senesi, Siena era ghibellina, mentre Firenze era guelfa. Siena vince la battaglia, ma riceve la scomunica la città ed i banchieri per lungo tempo non ebbero il diritto di raccogliere le decime per la Chiesa, solo una ventina di anni dopo, Beato Sansedoni riuscì a togliere la scomunica. In quel periodo sale al potere il governo dei Nove, composto da mercanto borghesi, che sanno cosa sia il denaro e come farlo e portano la città ad essere guelfa.
PALAZZO TOLOMEI
Giungiamo davanti a PALAZZO TOLOMEI, famiglia nobile di origine longobarda, dove vi è l’iscrizione dantesca che ricorda Pia de Tolomei, che viene data in sposa ad un maremmano, che l’ammazza gettandola giù da una torre.
Nella Divina Commedia Dante incontra Pia, che gli dice “ricordati di me che son la Pia, Siena mi fè, disfecemi Maremma”, gli chiede di dire alla sua gente di averla vista e che non era stata lei a fare il torto al marito, ma il contrario.
La facciata di Palazzo Tolomei è considerato l’esempio più antico a Siena di stile gotico fiorito, del palazzo originale si è conservata solo la facciata.
Nell’eterna lotta delle due fazioni, vi era ovviamente la vittoria di una sull’altra ed in quel caso i beni della fazione perdente venivano confiscati, venivano distrutte le case
Nella vicina Piazza Salimbeni viveva invece la famiglia Salimbeni, che era ghibellina e rivale dei Tolomei.
PALAZZO SALIMBENI
PALAZZO SALIMBENI attualmente è il palazzo del Monte dei Paschi di Siena.
Dal momento in cui si afferma il potere pontificio, i Salimbeni, ghibellini pro Imperatore, cominciano ad avere problemi.
Alla fine del Trecento, il Comune confisca il Palazzo, i discendenti vengono esiliati ed all’interno del Palazzo viene fondata nel 1472 la prima banca di tipo popolare, il cui nome originario era Monte dei Pascoli di Siena.
Fino a quel momento esistevano solo le banche private delle ricche famiglie nobili o i Monti di Pietà, di Mutuo Soccorso e quelli degli ordini religiosi.
Il compito di questa nuova banca era quello di dare il denaro in prestito a lungo periodo con commissioni molto basse e nel caso in cui il debitore non avesse potuto o non fosse riuscito a restituire il denaro, erano i pascoli della terra di Maremma a coprire tutte le spese della banca e da ciò che deriva il nome Monte dei Pascoli.
In questo modo, la Banca dei Pascoli era una banca che già partiva senza possibilità di bancarotta, perché tutte le rendite derivate dei pascoli della Maremma sarebbero andati a coprire l’eventuale disavanzo.
Di fronte a palazzo Tolomei troviamo la CHIESA DI SAN CRISTOFORO, la cui grandezza non è quella attuale, venne rimpicciolita nel 700 a seguito di un terremoto.
CHIESA DI SAN CRISTOFORO
Nonostante la facciata sia neoclassica del ‘700, il nucleo è romanico, conservatosi più nella parte dell’altare.
La Chiesa di San Cristoforo è importante, perché ancor prima della creazione di Piazza del Campo e del Palazzo Pubblico, il consiglio dei podestà avveniva all’interno di questa chiesa. E’ proprio qui che venne decisa la battaglia di Monte Aperti avvenuta tra Siena e Firenze del 1260, un periodo in cui non abbiamo ancora il Governo dei Nove, non è stata ancora realizzata Piazza del Campo e Siena è ancora ghibellina.
La battaglia di Monte Aperti fu finanziata da Salimbeni, ghibellini, la leggenda narra che il giorno prima della battaglia i senesi si fossero riuniti nella cattedrale, in preghiera davanti alla Madonna, e che la battaglia fu incredibilmente vinta dai senesi con un terzo delle forze, tanto che questa vittoria venne vista come un miracolo della Madonna e due anni dopo la città di Siena si autoproclama città Mariana.
Agli inizi del 1300 Simone Martini dipinse la famosa Maestà all’interno del palazzo pubblico che si trova a Piazza del Campo.
La Vergine viene vista come la governatrice e protettrice della città,
Entrambi i Pali, quello del 2 luglio e quello del 16 agosto, sono dedicati alla Vergine, precisamente il Palio del 2 luglio alla Madonna di Provenzano, Patrona di Siena e quello del 16 agosto all’Assunta, data la vicinanza del 15 agosto.
A Siena potrai notare ovunque la lupa capitolina, lo so, è curioso, pensavi fosse solo a Roma; invece, anche Siena ha la sua e la storia è incredibile.
Durante il suo periodo di fulgore, Siena voleva essere grande come Roma e lo fece utilizzando il simbolo di Roma della lupa e creando una legenda ad hoc, secondo la quale Remo ebbe due gemelli, Senio ed Ascanio.
Quando Remo venne assassinato, i due gemelli scapparono dalle ire dello zio Romolo con un cavallo bianco ed uno nero e raggiunsero le colline senesi.
Senio fondò Siena, mentre Ascanio Asciano.
Non fa una piega, vero? Adoro le leggende basate sull’antica Roma!
Anche Siena ebbe i suoi Papi, Pio II e Pio III, che contribuirono a far diffondere la leggenda attraverso artisti, che scolpirono tante statue della lupa con i gemelli.
Andiamo a vedere la CASA DI SANTA CATERINA.
CASA DI SANTA CATERINA
Della casa originale di Santa Caterina si può vedere poco, è uno spazio ricostruito con una Chiesa del 1400 e con una stanza con pale di altare seicentesche, riproducenti momenti della sua vita.
Osserviamo un tabernacolo, di cui Siena ne è ricchissima, perché è una città dedicata alla Vergine.
Entriamo nell’Oratorio della cucina, dove c’era un focolaio e mangiavano. Dell’originale vi rimane veramente poco. Tutto viene maiolicato nella seconda metà del ‘400 per trasformare il luogo natale di Santa Caterina in un Santuario.
Nelle Pale sono rappresentati episodi della vita di Caterina, fu la madre a raccontare tutti i dettagli al biografo di Santa Caterina.
La tradizione narra che Santa Caterina abbia ricevuto le stimmate a Pisa e che poi il crocifisso fosse stato portato a Siena nel 1700.
Dalla Casa di Santa Caterina risaliamo verso la Basilica di San Domenico
BASILICA DI SAN DOMENICO
La Basilica fu eretta tra gli anni ’20 e gli anni ’40 del 1200 in quella parte di Siena proprio fuori la parte medievale, il contado.
In quel periodo erano sorti vari ordini mendicanti, il cui scopo era sì di aiutare la popolazione, ma anche quella di riconquistarla a sé.
A Siena giungono i domenicani, i francescani e gli agostiniani e poiché Siena è fondata su 3 colli, questi 3 ordini si collocano ognuno su un colle diverso, le loro basiliche furono costruite proprio al confine con la cinta muraria poiché dovevano rivolgersi al popolo intorno alla città, oltretutto questa posizione permetteva loro di erigere delle basiliche molto grandi, che potesse accogliere un maggior numero di persone.
Viene utilizzato il mattone, materiale più povero, donato dalle famiglie ricche o dal Comune, in stile gotico, il medesimo stile utilizzato in città.
In origine la Basilica di San Domenico venne progettata come Santa Maria Novella, ovvero avrebbe dovuto ospitare diverse sepolture sotto gli archi esterni, ma non venne mai terminata.
Questa Basilica è coperta di capriate di legno, quindi molto soggetta ad incendi e quindi nei secoli venne rimaneggiata molte volte.
Si chiama anche Basilica Cateriniana, perché qui vi sono le reliquie di Santa Caterina da Siena ed abbiamo la bandiera bianca e nera ad indicare che è la Patrona di Siena, quella bianca e gialla come Patrona del Vaticano, Patrona d’Italia insieme a San Francesco ed anche dell’Europa.
Dal 1200 sino al 1348, anno della peste nera, Siena vede il suo periodo d’oro, l’espressione massima del suo splendore.
La peste nera fu una vera catastrofe per città, che perse due terzi della popolazione.
Caterina nasce un anno prima della peste nera e cresce in questo periodo oscuro, ma di grande devozione, all’età di 16 prende i voti proprio nella Basilica di San Domenico e diviene monaca domenicana.
Non è solo una benefattrice, che si dedica ai malati ed ai poveri, Caterina assume un ruolo importante nella politica, in un momento in cui il Papato si era trasferito ad Avignone e ricordiamo che la “Cattività avignonese” durò ben 70 anni, durante tutto il 1300.
Caterina fu una delle persone che riuscì a convincere Papa Gregorio XI a tornare in Italia, con il Papa aveva un rapporto molto stretto e lo convinse che l’Italia si stava devastando con tutte le lotte tra i vari Stati ed all’interno degli Stati stessi e c’era necessità di una figura come quella del Papa.
Papa Gregorio XI torna a Roma, ma l’accoglienza non è certo delle migliori da parte delle aristocrazie e poteri locali, così Santa Caterina corre in supporto del Papa e va a Roma, ma qui si ammala, il suo corpo era già debilitato dai digiuni e dai patimenti che si imponeva ed un anno dopo il suo arrivo a Roma, muore nel 1380.
Viene sepolta a Roma nella Chiesa di Santa Maria Sopra la Minerva, ma i senesi richiesero una reliquia. Si dice che il suo confessore, Raimondo da Capua, all’indomani della sua morte si recò a Roma, le tagliò la testa e la portò qui.
Caterina era considerata già una Santa durante la vita, ma viene canonizzata 80 anni dopo la sua morte da Pio II Piccolomini, il Papa senese a cui si deve la “città ideale” di Pienza.
Caterina proveniva da una famiglia benestante, nonostante i 24 figli, il papà era un artigiano, che si occupava di tingere i tessuti, un lavoro importante all’epoca.
All’interno della Chiesa vi sono molte opere dedicate alla Santa, realizzate da un’artista locale, Andrea Vanni, che la ritrae in vita e quindi quella di Vanni è la rappresentazione iconografica più veritiera della Santa.
La Basilica all’interno espone le bandiere delle 17 contrade di Siena, che normalmente vengono esposte in ordine alfabetico, ma quella dell’Oca e del Drago si ripetono, in quanto noi siamo nel territorio del Drago e Santa Caterina è la patrona dell’Oca.
Nella Cappella di Santa Caterina troviamo la reliquia della Santa e poi vi sono degli affreschi, quello a destra dell’altare mostra Caterina che pratica l’esorcismo, cosa che all’epoca non era concessa alle donne, ma era una pratica da uomini e questo testimonia quanto fosse importante Santa Caterina.
Siena è tutta da scoprire e non puoi perderti i ristoranti di cucina tipica, in cui consiglio di provare i pici, la pasta fresca che è una vera istituzione in questi territori.
Io ho provato i pici al ragù di Chianina, alla “nana”, ovvero al ragù di anatra, alla lepre, all’Aglione e posso solo dire che erano uno più buono dell’altro.
Da non perdere le meravigliose carni della Val di Chiana, i dolci senesi famosi nel mondo ed i vini delle terre senesi.
Siena ti colpisce al cuore e se la scopri con un senese, ti resterà dentro per sempre.