La Montagna dei 7 Colori: una meraviglia emersa dalla deglaciazione

La Montagna dei 7 Colori: una meraviglia emersa dalla deglaciazione

Sulla Cordigliera delle Ande esiste una delle più incredibili meraviglie naturali del mondo, una montagna dalle striature colorate tanto singolari quanto uniche da sembrare vestita da Arlecchino.
Nel 2017  Business Insider l’ha inserita tra i “100 luoghi da visitare prima di morire” , in quella lista ideale di luoghi meravigliosi da non perdere assolutamente nel viaggio della vita.

E’ LA MONTAGNA DEI 7 COLORI, CONOSCIUTA ANCHE COME RAINBOW MOUNTAIN.

E’ una montagna sacra per i peruviani, il suo nome in lingua quechua è Vinicunca, la cui traduzione è molto particolare, letteralmente è “il collo di pietra nera”, dove “vini” deriva da vini rumi, la “pietra nera”, per il colore nero dei minerali, e “cunca” vuol dire collo, poiché ci troviamo in un passo stretto come un collo.

La Montagna dei 7 Colori: una meraviglia emersa dalla deglaciazione

La Montagna dei 7 Colori è visibile ai nostri occhi a causa di una catastrofe climatica: lo scioglimento dei ghiacciai.

La Vinicunca è situata a 5200 metri, dove ti aspetti di trovare i ghiacciai perenni e non territori brulli ed una montagna dalle incredibili varietà cromatiche.

Fino agli inizi del 2016, era ricoperta di neve ed era considerata dagli andini come una via di passaggio per raggiungere il ghiacciaio Ausangate, ma il riscaldamento globale ha fatto riemergere i suoi colori naturali, sconosciuti agli stessi abitanti delle Ande.

Questo è un vero e proprio disastro ambientale di dimensioni epocali. Siamo al nord delle Ande peruviane verso l’Amazzonia e lo scioglimento del ghiaccio di questa montagna porta acqua al fiume Urubamba, che confluisce nel Rio delle Amazzoni, il fiume più lungo del sud America e che fornisce acqua a quasi tutti gli Stati.

La Vinicunca si è formata dalla collisione di due placche, quella di Nazca e quella Sudamericana, e fa parte di un complesso vulcanico. Infatti vicino al primo ghiacciaio si trova la località di Palchante, da cui sgorgano acque incredibilmente calde, le cui temperature  si attestano sui 40 gradi.

La Montagna dei 7 Colori: una meraviglia emersa dalla deglaciazione



La Montagna dei 7 Colori: una meraviglia emersa dalla deglaciazione

Dista circa 100 km dalla città di Cuzco e vi si giunge con una guida locale, attraversando un percorso piuttosto tortuoso e stretto, in cui le macchine battono un sentiero sterrato, fatto di sedimenti di pietra lavica.

Durante il percorso, fatto di tornanti e burroni, si incrociano i locali, vestiti nei loro abiti tradizionali e con la classica sacca in cui portano tutto, dai bambini ai viveri.

Poco prima di arrivare alle pendici della Montagna dei 7 Colori, le guide ti fanno sostare presso un capanno per una sostanziosa colazione, ma soprattutto per dare le regole da seguire durante il percorso a piedi per giungere in cima. Non è un percorso per tutti, è difficile anche per i più allenati e per coloro che godono di buona salute, sono banditi tutti coloro che soffrono di pressione alta e problemi circolatori e cardiaci. La nostra guida ci racconta che il giorno prima aveva dovuto rianimare una signora, pertanto consigliava un’andatura lenta e di respirare profondamente e ritmicamente.

Stando seduti davanti al pane burro e marmellata, sembrano raccomandazioni di poco rilievo, ma appena giunti qui ad oltre 5000 metri, percepisci subito un grande affanno e senso di mancanza d’aria.

La Montagna dei 7 Colori: una meraviglia emersa dalla deglaciazione Nonostante io mi fossi allenata prima di intraprendere questo viaggio, il mal di montagna a questa altitudine è stato terribile.

Ti danno due opzioni: la lunga camminata o il percorso a cavallo. Ho scelto inizialmente di camminare, ma ho avvertito forte lo spossamento ed ho deciso di salire sul cavallo.

Vengo affidata ad una donna piccola e mingherlina, che conduce un cavallo stanco. Non tardo a rendermi conto che è tanto affaticata, anche più del cavallo, pertanto la nostra andatura è molto lenta e ci superano tutti. Ho provato un immenso dispiacere per lei, ma ho compreso anche che io ero la sua fonte di guadagno giornaliera in un territorio impervio e difficile.

Esistono due sentieri affiancati, uno a strapiombo per i cavalli e l’altro costeggia il monte per coloro che lo percorrono a piedi.

La vista dall’alto del cavallo permette di ammirare un paesaggio incredibile, fatto di vette e di vallate, tra lama e cavalli. La cosa che veramente mi sorprende di più è che in pieno inverno a 5000 metri non si veda la neve, che invece ricopre solo l’Ausangate, il ghiacciaio sito a 6384 metri di altezza.

Questo ci dice che ormai per vedere la neve dobbiamo oltrepassare i 6000 metri, con conseguenze drammatiche per il clima.

La Montagna dei 7 Colori: una meraviglia emersa dalla deglaciazioneTutti i cavalli si fermano su una spianata e l’ultimo tratto va percorso necessariamente a piedi.

Comincia la parte più dura: solo i locali, tra cui la mia guida, lo hanno percorso ad una velocità normale.

Tutti, ma dico proprio tutti, si sono fermati dopo pochi passi, alcuni si sono seduti o sdraiati a terra, altri si sono appoggiati ai propri compagni o sono stati trascinati. Più che una scalata, era una guerra di sopravvivenza.

All’ultima salita mi è sembrato il “ritorno dei morti viventi”, mettere un passo dopo l’altro è stata quasi un’impresa ciclopica.

Arrivare lì su in cima è una sfida con sé stessi, è una prova di resistenza, ma il paesaggio ti ripaga di ogni sforzo fatto.

La Montagna dei 7 Colori: una meraviglia emersa dalla deglaciazioneSolo in cima comprendi perché si chiami Montagna dei 7 colori: si possono ammirare differenti strati di tonalità e di colore, non si sa però quanto vadano in profondità questi colori.

I colori differenti hanno una spiegazione: il rosso è dovuto ad un’alta concentrazione di ferro; il marrone di magnesio; il rosa di manganese; il giallo di zolfo; il bianco di calcio; il nero di granito; il colore verde invece è dovuto all’ossidazione del rame.

Nei primi anni, la camminata durava 7 ore, poi il percorso è stato ridotto a 5 ed adesso sono 3 ore e mezza andata e ritorno.

Questo era un cammino Inka per effettuare il Trueke, ovvero lo scambio di beni. Per mesi e mesi attraversavano le Ande e, durante il percorso, gli andini facevano delle piccole montagne di pietra, una sopra l’altra, che in quechua si chiamano Apacheta e che stavano ad indicare un luogo sacro dove si facevano offerte a Pachamama (la madre terra).

Ancora oggi si possono vedere gli Apacheta a Pachamama per garantirsi un cammino sicuro.

La Montagna dei 7 Colori: una meraviglia emersa dalla deglaciazioneSu queste montagne si può vedere il magnifico volo dei  condor, che però si vedono solo quando c’è una preda, ossia quando muore un’alpaca.

Giunti sulla cima, hai in realtà solo il tempo di scattare le foto e si ricomincia tutti a discendere.

Avvero una stanchezza immensa ed affaticamento nella respirazione. Non ho preso il diamox per il mal di montagna, credendo erroneamente di essermi acclimatata dopo 3 settimane e dopo aver macinato migliaia di chilometri ad oltre 4000 metri di altitudine.

Faccio un buon tratto a piedi, ma poi mi rendo conto che le forze mi stanno lasciando ed accetto l’offerta di salire su un cavallo. Il ragazzo che lo conduce ha voglia di parlare e di raccontarsi.  E’ uno studente universitario lo scopo della sua vita è quello di insegnare. Ogni sabato e domenica, per potersi pagare gli studi, fa questo lavoro, ossia conduce un turista sul suo cavallo più volte al giorno lungo la montagna.

La Montagna dei 7 Colori: una meraviglia emersa dalla deglaciazioneIl ragazzo è così concentrato nel racconto dei suoi progetti di vita da lasciare andare la corda del cavallo ed io mi ritrovo da sola. Il cavallo, libero dalla presa, si gira verso lo strapiombo, si solleva e nitrisce. Ho visto di fronte a me la vallata, in realtà mi è passata davanti tutta la mia vita. In una frazione di secondo mi sono chiesta se gettarmi a terra o rimanere in sella. D’istinto ho urlato! L’andino ha afferrato il cavallo e mi ha chiesto scusa.

Siamo tornati in silenzio sino al parcheggio!

Qualora si voglia intraprendere questa esperienza, bisogna ponderare bene le proprie condizioni fisiche e la propria resistenza.

La Montagna dei 7 colori è stata per me l’ultima tappa della traversata delle Ande e posso confermare che è il percorso più duro di tutti quelli che ho fatto sulla Cordigliera, ma anche uno dei più emozionanti.

Termino con un’ultima riflessione, SALVIAMO IL NOSTRO PIANETA, ci rimane solo questo!

CONSIGLI ED INFORMAZIONI DI VIAGGIO:

DOCUMENTI NECESSARI PER IL SOGGIORNO: mi riferisco ad un viaggio turistico. Consiglio di controllare se occorra o meno fare il visto turistico prima di entrare, questo purtroppo dipende dalla nazionalità di appartenenza. Come europea, ho fatto la classica Visa on arrival.

COME ARRIVARE: L’aeroporto internazionale di Cuzco.

MONETA UFFICIALE: Nuevo Sol Peruviano (più comunemente soles).

TEMPERATURA: Forte escursione termica tra il giorno e la notte. Estate calda ed inverno rigido.

VACCINAZIONI: non richiesti vaccini specifici. Il mio consiglio di viaggio è quello di farsi la vaccinazione contro il tetano, la febbre tifoidea e per l’epatite A e B.

Informarsi sempre presso il sito del Ministero della Sanità qualora ci fossero vaccinazioni obbligatorie.

ASSICURAZIONE DI VIAGGIO: che copra spese mediche, trasporti e necessità impellenti.

DOVE ALLOGGIARE: Cuzco. L’offerta turistica è molto ampia ed è facile trovare un alloggio. Consiglio di cercarlo vicino Plaza de Armas.

COME MUOVERSI:

  • prenotare un tour online: ce ne sono tanti ed a prezzi diversi. Il costo varia a seconda che il tour sia privato o condiviso. Io ho preso un tour condiviso per la Montagna dei 7 colori.
  • Prenotare un tour in loco presso le agenzie: si può fare benissimo. Il tour sarà cucito su misura secondo le proprie necessità.

DOVE MANGIARE: Cuzco è una località fortemente turistica, con una scelta ampia di ristoranti e pub.

ABBIGLIAMENTO ED ACCESSORI

  • Scarpe da trekking! Questo è il primo consiglio.
  • Occhiali da sole
  • Protezione solare 50+.
  • Abbigliamento caldo e fresco: l’escursione termica è presente tutto l’anno. Vestirsi a strati. Soprattutto abbigliamento molto comodo, pratico, che tenga caldo d’inverno e che non faccia sudare d’estate. Non dimenticare di includere guanti, cappello di lana e cappello leggero.

COSA PORTARE:

  • Medicine: per il mal di montagna, come Diamox, aspirina, antidolorifico, antibiotico, per problemi intestinali come vomito, diarrea, costipazione e mal di stomaco, pomata antibiotica, per irritazioni e punture di insetti, cerotti, salviettine medicali e qualsiasi altra medicina si ritenga necessaria.
  • Zaino: uno capiente da utilizzare al posto del trolley.
  • Zainetto: per le escursioni diurne, in cui portarsi dietro l’essenziale.
  • Borraccia d’acqua
  • Antizanzare con protezione alta
  • Portare sempre contanti con sé. Mi riferisco alle mance ed alle piccole spese locali. I ristoranti o le agenzie accettano le carte di credito.
La Montagna dei 7 Colori: una meraviglia emersa dalla deglaciazione