Roma Caput Mundi: i Fori Imperiali ed i loro leggendari personaggi

Roma Caput Mundi: i Fori Imperiali ed i loro leggendari personaggi

Non c’è nella storia del mondo una città che possa fregiarsi dell’appellativo di “Caput Mundi” se non la nostra Roma.

Roma Caput Mundi sintetizza in tre parole la maestosità e la grandezza di una città, del suo popolo e dei suoi straordinari leader. Facciamo una delle passeggiate più belle del mondo tra arte, storia, cultura e bellezza, partendo dai Fori Imperiali fino a salire sull’acropoli della città, il Campidoglio.

Nella vita frenetica di oggi per molti di noi, e mi riferisco soprattutto a coloro che vivono a Roma, i Fori Imperiali sono l’ampia e spaziosa strada che collega il Colosseo a Piazza Venezia, la via delle parate del 2 giugno o semplicemente delle passeggiate della domenica.

Esiste un legame indissolubile tra i Fori Imperiali ed i personaggi, che hanno reso Roma una leggenda, che ci inorgoglisce e di cui si narra ancora oggi.

COSA SONO I FORI IMPERIALI?

Nell’antica e gloriosa Roma, il Foro per i Romani era il cuore pulsante dell’Urbe: era la piazza, il luogo d’incontro per scambiare chiacchiere ed opinioni, per ascoltare gli oratori, per adempiere al culto religioso, c’erano i negozi e le botteghe dei mercanti, era la sede di attività giudiziarie ed amministrative.

 

Tutto nasce dal Foro Romano, dove la parola Forum in latino derivava dall’avverbio foris, che voleva dire “fuori da”, ovvero fuori dal Palatino, su cui si fondava Roma.

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Quindi, inizialmente, non era il centro della città, ma era un luogo malsano, un acquitrino in cui si pensava ci fossero divinità infere, di cui avere paura.

Tutto cambia quando Tarquinio Prisco comincia la bonifica della valle e costruisce la Cloaca Maxima, che permette il drenaggio delle acque, e questa valle tra i colli, un tempo putrescente, diviene il Foro Romano, il luogo attorno al quale si sviluppa la stessa idea di città.

Quelli che oggi sono i Fori Imperiali, non sono altro che le diverse piazze create dagli Imperatori, che diventano un palcoscenico per celebrare sé stessi, la loro famiglia e le loro gesta per Roma, e, nonostante mantengano uno schema strutturale simile, rispecchiano la figura di chi l’ha edificata.

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In tarda età Repubblicana, Roma era divenuta una città con oltre un milione di abitanti, un primato mantenuto per circa duemila anni, raggiunto solo nel XIX dalla città di Londra.

Roma si era espansa a dismisura ed era ben servita dagli acquedotti con una portata di un milione e quarantaseimila metri cubi di acqua al giorno, un quantitativo imponente, tanto che si calcola un metro cubo a cittadino.

I Fori Imperiali non vanno a sostituire il Foro Romano, che rimane sempre attivo, ma data l’enorme crescita della popolazione, si resero necessarie delle piazze più grandi, più funzionali, soprattutto atte a svolgere le attività burocratiche, amministrative, giurisdizionali e commerciali di una città imponente ed importante.

Partiamo quindi con il primo di tutti i Fori Imperiali.

Fori Imperiali
FORO DI CESARE

“VENI, VIDI, VICI”, ovvero “Venni, Vidi, Vinsi”, è la lapidaria locuzione, che Cesare inviò in una missiva all’amico Marzio per riportare la sua clamorosa vittoria nel Ponto il 2 agosto del 47 a.C.

Veni, Vidi, Vici costituisce la summa di una figura leggendaria, del più grande di tutti, Gaio Giulio Cesare.

Chi è Giulio Cesare?

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Cesare nasce da famiglia nobile nel 100 a.C. e viene educato da persona colta e raffinata, abile nella favella e nelle armi.

Gli storici del suo tempo lo descrivono fisicamente come un uomo affascinante, alto, dalla carnagione chiara e dal naso aquilino.

Cicerone lo definisce come una persona dalla grande intelligenza, fortissima memoria e grande ambizione e possiamo dire anche un ego smisurato.

E’ un combattente, un leader, il carismatico idolo delle folle, è il generale amatissimo dai suoi soldati, pronti ad immolarsi per lui. Cesare nel 49 a.C. si autoproclama dittatore.

E’ il Divo Giulio, il Padre della Patria, tanto idolatrato quanto odiato, non vi erano mezze misure per lui.

Fu divinizzato alla sua morte, ma è la storia che lo ha reso immortale.

Non fu mai un Imperatore, come tutti coloro che vennero dopo, ma in un epigramma scrisse, riferendosi a sé stesso, “non sovrano, ma Cesare”, come a dire che essere Cesare valesse più di qualsiasi titolo e come dargli torto, considerato che dopo di lui, il suo cognomen Cesare (Caesar) fu il titolo onorifico attribuito agli Imperatori Romani, nonché i termini Zar, utilizzato per l’Imperatore di Russia, e Kaiser, usato dal Sacro Romano Impero sino al secolo scorso, derivano dalla parola Cesare.

Cesare è un senatore ed anche lui cerca di ingraziarsi il popolo di Roma abbellendo il Foro Romano, dando inizio alla costruzione della Curia del Senato e della Basilica Giulia, non intesa come luogo di culto, ma come tribunale.

Ad un certo punto decide di costruirsi una propria piazza di rappresentanza, che ricalca l’andamento del Foro Romano, inizialmente, infatti, Giulio Cesare lo giustifica come un ampliamento del Foro stesso.

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E’ proprio Cesare il primo ad edificare un suo Foro, creando il modello della piazza di ispirazione ellenistica, a cui tutti gli altri faranno seguito in questa zona che adesso chiamiamo dei Fori Imperiali. Cesare non fece in tempo a completare il suo Foro, che invece fu portato a termine da Augusto.

La zona del Foro di Cesare partiva dietro la Curia e giungeva fino al Tempio di Venere (di cui ora rimangono tre colonne). Non c’era tantissimo spazio, così divenne un rettangolo stretto e lungo, circondato da portici ed al centro aveva una statua equestre di Giulio Cesare.

Per costruire il Foro in quest’area, Cesare pagò di tasca propria per espropriare delle case popolari qui esistenti, un’opera di convincimento non facile, che richiese l’ausilio della mitica favella di Cicerone, che grazie alle sue orazioni riuscì a convincere i Romani dell’opportunità di vendere a Cesare, perché poi avrebbe costruito un qualcosa a vantaggio di tutta la comunità.

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Cesare iniziò la costruzione del Foro nel 54 a.C., spostando la Curia ed arretrando il senato di 60 metri.

Il Foro venne consacrato a Venere Genitrice, ovviamente genitrice della stirpe Giulio-Claudia, che vantava origini divine. Discendenza da Iulo, ovvero Ascanio, il figlio di Enea, scappati da Troia e giunti a Lanuvio nel Lazio. Enea incontra la principessa Lavinia, di cui si innamora e con lei sarà il capostipite della gens di Roma. Da loro nasceranno i Re di Albalonga, Rea Silvia, madre di Romolo e Remo.

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C’era un Tempio Optastico, intorno vi erano le taverne, botteghe ed attività commerciali. I pilastri, che ancora vediamo, sono della Porticus Argentaria, che era la scuola pubblica, per coloro che non potevano permettersi di pagare il pedagogo. Infatti, durante gli scavi sono stati trovati dei graffiti dei bambini con versi dell’Eneide.

Il 15 marzo del 44 a.C, le famose Idi di Marzo, Cesare viene assassinato nella zona del Teatro di Pompeo, dove ora c’è Largo Argentina.

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Quel giorno, Cesare era atteso nella Curia dell’area di Pompeo per incontrare i Senatori, la moglie aveva fatto un sogno premonitore ed aveva pregato il marito di non andare, ma Cesare non le diede ascolto ed è così che venne accoltellato ben 33 volte ed il suo corpo fu portato all’interno del Foro Romano, dove fu bruciato.

Non venne mai edificata una sua tomba a suo nome, quindi non abbiamo un luogo fisico di sepoltura ma le sue gesta sono a memoria perpetua.

FORI IMPERIALI
FORO DI AUGUSTO

Ci spostiamo verso il Foro di Augusto, ovvero il Foro del primo Imperatore di Roma.

Chi è Augusto?

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Gaio Giulio Cesare Ottaviano Augusto è il primo Imperatore di Roma, nato come Gaio Ottavio a Roma nel 63 a.C. dalla nipote di Cesare, che lo adottò e designò come suo erede.

Riuscì a divenire una figura portante di Roma, tanto da ottenere il potere dal popolo, che lo chiamò Augusto, Pater Patriae, Imperator.

Ottaviano Augusto aveva tutti i requisiti per essere un Imperatore.

Fisicamente Augusto era veramente bello, ma tanto tanto, era dotato di un corpo statuario, nonostante non fosse molto alto, come racconta Svetonio, e di lineamenti raffinati con uno sguardo magnetico.

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Sin da bambino, nonostante fosse di salute cagionevole, seguì sempre Cesare nelle sue battaglie, ma non fu di certo in prima linea.  Si narra che sia stato anche vicino alla morte più volte, ma comunque morì a 70 anni, che per l’epoca era un traguardo non sempre raggiungibile.

Augusto seppe osservare la carriera di Cesare, prendendone il meglio e sapendo trarre insegnamento dai suoi sbagli.

Il potere di Augusto si basò sul consenso popolare e, mentre Cesare si era autoproclamato dittatore, Augusto venne nominato Imperatore dal popolo.

Ottaviano fece moltissimo per la città, sia per sua volontà di operarsi per Roma e sia per una lunga vita, che gli permise di fare molto. Augusto disse di aver trovato una città in legno e di averla restituita alla popolazione in marmo.

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Anche Augusto si costruisce il Foro, che però come posizione diventa perpendicolare al Foro Romano, e viene inaugurato nel 2 a.C.

Nel 42 d.C., in occasione della battaglia di Filippi, Ottaviano fece un voto a Marte: se avesse vinto contro i Cesaricidi Bruto e Cassio avrebbe edificato un Tempio in suo onore e così fu.  Venne edificato il Tempio di Mars Ultor, ovvero Marte Vendicatore, anche se completato e dedicato circa quarant’anni dopo, nel 2 a.C.

Il Tempio aveva 8 colonne di ordine corinzio in facciata ed era tutto di marmo, all’interno aveva 3 celle, poiché era dedicato ad un culto di 3 divinità, ma non si sa esattamente quali fossero, di sicuro c’era la statua del dio Marte, a cui era dedicato,  probabilmente quella di Giulio Cesare, una figura che era stata divinizzata, e forse la terza era lo stesso Augusto, pronto dopo la morte per la sua divinizzazione.

L’ipotesi che fosse lo stesso Augusto deriva dal ritrovamento di frammenti di una colossale statua di Augusto, alta 12 metri.

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Noi siamo abituati a vedere i marmi e le statue bianche, ma ricordiamo che all’epoca avevano colori vivaci.

Vi erano dei portici laterali con statue dedicate ai Summi Viri, coloro che avevano fatto la storia di Roma: Romolo, il fondatore di Roma, ed Enea, colui da cui discendeva, ed in mezzo c’era il Tempio di Augusto, idealmente lui era l’uomo nuovo, che avrebbe scritto la storia di Roma, una sorta di nuovo fondatore.

Per l’inaugurazione del Foro vennero indetti dei giochi, che durarono giorni e che spaziavano da spettacoli teatrali a quelli dei gladiatori, sino a giungere ad una battaglia navale.

Il Foro di Augusto confinava con la Suburra, il quartiere più povero di Roma, per cui vi sono grandi mura a separare il suo Foro dal quartiere popolare, pone un limite fisico alla differenza tra i nobili ed il popolo.

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Su Viale dei Fori Imperiali possiamo ammirare la statua di Augusto condottiero, detto Augusto di Prima Porta, copia di bronzo in onore di una statua di marmo ritrovata nella villa di Livia Drusilla, la moglie di Augusto. Ritrae Augusto durante la sua ad locutio, ovvero mentre fa il discorso prima della battaglia.

Augusto è rappresentato con la lorica, la sua armatura da legionario, come Imperator, ovvero titolare di Imperium.

Nel 27 a.C. ricevette dal Senato l’Imperium Proconsularem Maius et Infinitum, il suo era un titolo proconsolare, ovvero sostitutivo di quello dei consoli, maius et infinitum, quindi maggiore di quello dei consoli e valido ovunque, sia nelle provincie senatorie che in quelle imperiali.

Più tardi ottiene anche il Pontificato Massimo, assumendo così tutti i poteri possibili.

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La statua è una copia fedele di Augusto, da cui si evince che fosse un gran bell’uomo. Sul torace, al centro della lorica, possiamo vedere la scena della restituzione delle insegne, strappate ai Romani dai Parti nella battaglia del 56 a.C., con la sconfitta di Crasso.

Crasso fu attirato in tranello nel deserto siriano, avrebbe dovuto festeggiare con l’esercito, invece si allontanò dal Tigri e si ritrovò in pieno deserto senza acqua e viveri e venne orribilmente mutilato, gli furono strappati il naso, le labbra e le mani.

I Parti avevano sterminato le legioni e portato via le insegne, ovvero le aquile legionarie, gesto considerato come un’onta.

Augusto intorno al 17 a.C. riuscì a farsi restituire da Fraate IV, re dei Parti, le insegne, pertanto vediamo raffigurato il re dei Parti che consegna l’aquila ad un personaggio, che potrebbe essere proprio Augusto, ma anche Tiberio, il successore designato, oppure il dio Marte.

FORI IMPERIALI
FORO DI VESPASIANO

Il Foro di Vespasiano è datato 75 d.C ed era anche chiamato il FORO DELLA PACE, per la presenza del Tempio della Pace, il più grande di tutti i Templi dedicato alla Dea Pax.

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Chi è Vespasiano?

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Tito Flavio Vespasiano succede a Nerone, non vanta nobili natali ed è fiero delle sue umili origine, si rifiutava di voler “discendere” da Ercole. Grazie alla militanza nell’ordine equestre, diviene generale degli eserciti d’Oriente e poi Imperatore.

Una famosa locuzione latina recitava “si vis pacem para bellum”, ovvero “se vuoi la pace, prepara la guerra”, infatti Vespasiano fa guerra alla Giudea, la vince e per celebrare la pace fa costruire il Tempio delle Pace.

Dopo la guerra giudaica, di cui conosciamo la cronaca attraverso lo storico Flavio Giuseppe, con il bottino di guerra è stato costruito il Colosseo ed il Foro di Vespasiano.

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Il Foro di Vespasiano era diverso dagli altri, possedeva un grande giardino con fontane ornamentali, roseti con siepi di rose provenienti da tutto l’Impero. C’era una grande statua della Pace seduta in trono, c’erano due biblioteche, una con testi latini ed un’altra con testi greci, c’era l’archivio delle mappe catastali di Roma.

I Fori venivano circondati da altissime mura ed in una delle sue grandi pareti vi era una mappa gigantesca in marmo, che riportava tutta l’Urbe con le 14 Regiones, e venne chiamata Severiana, in quanto venne fatta da Settimio Severo nel 209.

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Erano 150 lastre, divise per una larghezza di 13 metri ed un’altezza di 18 metri, componibili, tanto che ogni lastra poteva essere staccata per fare delle modifiche, in caso di aggiornamenti, e poi riapplicata.

Tutte queste lastre sono andate quasi tutte perdute, ricordiamo che nel 1500 i resti romani venivano prelevati per nuove costruzioni.

FORI IMPERIALI
FORO DI NERVA

Il Foro di Nerva è il penultimo Foro, noto anche come Foro Transitorio, inaugurato nel 97 d.C.

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Per la sua forma stretta e lunga, che si va ad incuneare tra due fori esistenti, è chiamato anche Foro Transitorio, perché serviva da passaggio tra il Foro e la Suburra, quartiere malfamato, ma che ricordiamo diede i natali nel 100 a.C. a Cesare.

Il Foro era stato iniziato da Domiziano, ma fu terminato da Nerva, in quanto Domiziano, alla sua morte, fu condannato alla damnatio memoriae, una condizione per cui tutte le sue gesta dovevano essere dimenticate.

Chi è Nerva?

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Nerva divenne Imperatore da anziano e durò solo due anni, venne messo dal Senato e dalle forze italiche per colmare il vuoto di potere lasciato dopo l’assassinio di Domiziano.

Il Foro Transitorio aveva un grande Tempio dedicato a Minerva, che Domiziano credeva lo avrebbe reso divino alla sua morte.

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Sul fregio ancora esistente vi sono scene relative ad alcuni miti, come quello di Aracne, la giovane che aveva sfidato Minerva nell’arte della tessitura, facendo un lavoro più bello di quello della dea, affronto inconcepibile tanto da essere trasformata in un ragno, così da tessere per l’eternità.

Il Tempio di Minerva sopravvisse sino al XVII secolo, quando Papa Paolo V Borghese ebbe la geniale ideale di utilizzare i suoi marmi per fare il Fontanone sul Gianicolo.

Sotto il Foro Transitorio passa la Cloaca Massima ed attraverso il Foro Romano sfocia nell’Isola Tiberina per drenare l’acqua dei colli verso il Tevere.

FORI IMPERIALI
FORO DI TRAIANO

Il Foro di Traiano è stato l’ultimo Foro ad essere costruito, iniziato nel 107 d.C. e terminato nel 112 d.C., e venne finanziato con il bottino della guerra contro i Daci.

Il foro di Traiano è attaccato al Foro di Augusto, ha inizio dove c’è il Palazzo dei Cavalieri di Malta.

Chi è Traiano?

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Traiano fu un grandissimo Imperatore, artefice e protagonista del secolo d’oro dell’impero Romano.

Nasce nel 53 d.C. ad Italica, vicino Siviglia, e non ha un legame fortissimo di nascita con la città di Roma come i suoi predecessori.

Traiano non appartiene più alla famiglia Giulio-Claudia, estintasi con Nerone, che non lascia eredi ed inizia una guerra civile, da cui emerge Vespasiano della dinastia Flavia, che ebbe tre imperatori, con l’ultimo imperatore di questa dinastia, si ricade nella guerra civile, che fa emergere un soldato, che diviene Imperatore, Nerva.

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Nerva adotta e nomina come suo successore Traiano, con non aveva nessun legame di sangue.

Traiano è un uomo istruito, sensibile alle arti, generoso, altamente carismaticotanto da aver ottenuto il titolo di Optimum Maximus, che fino a quel momento era stato associato solo a Giove.

Fu amatissimo da popolo romano, con cui si mostrò altamente generoso, e dai soldati per le sue grandi doti da generale. Fu realmente considerato un dio sulla terra.

A lui si deve uno snellimento della giustizia e della burocrazia, riforme sociali e politiche, il più imponente sistema viario che l’Impero avesse mai avuto, ricordiamo il proseguimento della Via Appia sino a Brindisi.

Traiano passa alla storia per le sue imprese militari e la sua politica espansionistica imponente ed aggressiva, è un combattente e vince ovunque.

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Anche lui comunque erige il suo Foro con una grandissima piazza, circondata da portici, e lo commissiona all’architetto Apollodoro di Damasco.

Il suo Foro era enorme, con tutta la piazza adibita ad attività di commercio e con la parte adibita a funzioni amministrative. Nella decorazione del Foro, Traiano fa mettere sopra le colonne del porticato della piazza le statue dei Daci. Ricordiamo che Traiano aveva combattuto contri i Daci, nell’attuale Romania, ed aveva vinto.

A differenza degli altri Fori, Traiano non costruisce un Tempio a qualche divinità che lo protegge, costruisce una Basilica, ovvero un Tribunale, di cui si vedono ancora i resti delle colonne.

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Una delle caratteristiche del Foro di Traiano è rappresentata dai Mercati di Traiano, che in realtà erano edifici amministrativi del Foro per la gestione dello stesso ed all’interno c’era la via Biberatica, una strada curva con taverne ed osterie.

Prima dell’edificazione dei Mercati di Traiano, c’era un pezzo della collina del Quirinale, che Apollodoro di Damasco abbatté e vennero costruite la Basilica, la piazza e l’esedra dei mercati di Traiano in laterizio, che serviva anche a contenere le pendici del Quirinale.

La Basilica fatta costruire da Traiano prende il nome di Basilica Ulpia, dagli Ulpi, la gens di Traiano.

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Era mastodontica con 4 file di colonne che dividevano 5 navate parallele, la navata centrale era larga 25 metri, le 4 laterali 11 metri, che con lo spessore delle colonne arriviamo ad una larghezza di circa 75 metri, arrivava quasi all’attuale Altare della Patria. Aveva un soffitto cassonato con un loggiato superiore.

Era il Tribunale per dirimere controversie tra privati, con un Pretor per gestire le cause dei romani ed uno per quelle tra i romani e stranieri.

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Vi era anche l’Atrium Libertatis, dove si discuteva della liberazione degli schiavi, ovvero uno schiavo riusciva ad ottenere lo status di Liberto ed assumeva un nuovo nome. Era libero, ma di rango servile, che però dava luogo ad una discendenza libera.

La sua vittoria contro i Daci viene rappresentata sulla Colonna Traiana, con delle fasce a spirale decorate con bassorilievi, che narrano le gesta di Traiano in Dacia, passo per passo, come fosse un libro.

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La Colonna Traiana, alta 39 metri e 60 cm, è stata fatta della medesima altezza della collina abbattuta e c’è un’iscrizione sulla porta d’ingresso del basamento, che testimonia proprio questo.

La Colonna Traiana è sia monumento funerario che celebrativo. Aveva la stessa funzione degli Archi Trionfali, ovvero quella di narrare le gesta dell’Imperatore.

E’ una vera e propria narrazione marmorea, che fa da corrispettivo monumentale ad un libro vero sulle storie di Traiano in Dacia, di cui esisteva una versione leggibile nelle biblioteche.

Abbiamo un bassorilievo lungo 200 metri su cui scena per scena sono riportate gli episodi dall’attraversamento del Danubio fino al suicidio di Decebalus, il capo dei Daci.

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Non veniva osservata a distanza come oggi, era chiusa da tutti i lati: davanti aveva la Basilica Ulpia, ai lati le due biblioteche con tre piani, dietro il Tempio del Dio Traiano.

La Colonna veniva consultata come un libro, entrando nelle biblioteche, salendo i piani ed affacciandosi per osservare da vicino le scene, che erano colorate, e vi sono 2500 ritratti di soldati romani e la sola figura di Traiano ricorre 69 volte.

Il basamento della colonna era anche il luogo che lui aveva scelto come sua sepoltura, alla sua morte, avvenuta nel 117 d.C., Traiano viene sepolto nel basamento della Colonna insieme alla moglie Plotina, un un’urna di oro massiccio.

In cima c’era la statua di Traiano, quella che vediamo adesso è quella di San Pietro.

FORI IMPERIALI
COLLE CAPITOLINO

Saliamo verso il Colle Capitolino, che fu scelto come Acropoli.

Capitolium ha un’etimologia incerta, si pensa che il nome derivi dalla testa di Olo o Tolo, un guerriero etrusco seguace di Servo Tullio, che venne ucciso qui  sul Campidoglio e perse la testa.

Siamo sopra la valle del Foro Romano, il cuore pulsante della città. In lontananza il colle Palatino, il colle della nascita di Roma, che corrisponde alla Roma quadrata degli storici, il Palatino infatti dall’alto ha una forma quadrato e corrisponde al villaggio di Romolo da cui è stata fondata Roma.

Il Foro Romano era luogo dove incontrarsi, per fare commerci, venerare i culti, come quello di Vesta, attorno al cui fuoco si comincia a formare l’idea di città.

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Attorno a questo fuoco si concentra un culto, il fuoco fu sempre venerato come entità astratta. Il fuoco di Vesta doveva sempre ardere per garantire la continuità della città.

Il Rex, ovvero il capo della comunità, era proprio accanto al fuoco di Vesta, era il suo fuoco, da cui tutti attingevano. Venne così creato un culto apposito per la protezione del fuoco, ovvero le Vestali, le figlie del rex che divennero sacerdotesse.

Secondo la tradizione, Romolo e Remo, dopo essere stati salvati dalla lupa, una volta adulti, tornarono ad Albalonga, la loro città d’origine, dove spodestarono Amulio e misero come re legittimo Numitore, che li mando a fondare una città nel luogo dove erano vissuti.

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I due gemelli erano in perenne contrasto, ma nessuno dei due poteva prevalere sull’altro. Avevano due indoli diverse: Romolo era un condottiero, Remo un pastore. Cosa pensarono di fare per dirimere i loro contrasti?

Decisero di fare la avis spectio, l’auspicio, ovvero l’interpretazione attraverso l’osservazione degli uccelli della volontà degli dei, e non la previsione del futuro.

Venne scelto un punto alto ed individuato un asse di osservazione, l’asse della spectio, che divideva il cielo a metà, da nord verso sud, nel loro caso da Roma ad Albalonga. Tutti i fenomeni che avvenivano sul lato sinistro erano propizi, fas, quelli a destra erano negativi, nefas.

Remo per primo dall’Aventino vide arrivare 6 uccelli dal lato sinistro e pensò di essere il prescelto, ma Romolo dal Palatino ne vide arrivare 12. Ne nacque un’accesa discussione, arrivata al sangue ed alla morte di Remo.

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Una diversa narrazione dei fatti vuole che fosse stato scavato un solco sacro, il Pomerium, da non attraversare, ma che Remo lo avesse fatto e quindi Romolo, accecato dall’ira, lo avesse ammazzato.

Fu così che Romolo divenne il capo e la città portò il suo nome.

PIAZZA DEL CAMPIDOGLIO

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Giungiamo a Piazza del Campidoglio, frutto dell’opera geniale di Michelangelo con il Palazzo Senatorio ed il Palazzo dei Conservatori, progettati da lui, ma non terminati da lui. Poi c’è un Palazzo costruito nel 1600 con alle spalle la Chiesa dell’Ara Coeli, che si trovava proprio sull’Acropoli.

La stella a 12 punte è stata costruita negli anni ’40 del 1900 su disegno fedele di Michelangelo.

Nella piazza campeggia la statua equestre di Marco Aurelio, copia dell’originale custodito ai Musei Capitolini. La statua è l’unico esempio di statua bronzea dell’antica Roma, poiché il bronzo veniva distrutto per riutilizzarlo per uso bellico.

Chi era Marco Aurelio?

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Marco Aurelio nasce nel 121 d.C. a Roma da una famiglia così nobile che si narrava discendesse dal mitico Re di Roma, Numa Pompilio.

Era un personaggio a metà tra Traiano ed Adriano, era un combattente, ma anche un uomo riflessivo, un filosofo, intento alla cultura, abile nella favella, dedito alle meditazioni. Successe ad Antonino Pio, che lo aveva adottato e designato.

La statua di Marco Aurelio fu rinvenuta nei pressi di San Giovanni in Laterano e si narra che non fu mai distrutta in quanto nel momento del ritrovamento presso la Basilica di San Giovanni, risalente a Costantino, i cristiani pensarono fosse proprio una statua di Costantino, il primo Imperatore Cristiano. La statua fu risparmiata dalla distruzione.

Ci si rese conto dell’errore solo nel 1400 studiando le monete, l’effigie di Costantino non corrispondeva alle fattezze della statua.

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Piccole curiosità da notare: il cavallo risulta più piccolo del cavaliere e la statua ha la criniera tra le orecchie detta “civetta”, attorno alla quale c’è la leggenda secondo cui quando la civetta del Marco Aurelio canterà, il cavallo si ricoprirà d’oro e Marco Aurelio annuncerà la fine del mondo.  Che dire? Speriamo non canti!

Davanti al basamento della Statua c’è un anello di bronzo, che indica il centro della città entro le Mura Aureliane, da non confondere con l’Umbilicus Urbis del Foro Romano.

Piazza del Campidoglio nell’antichità corrispondeva all’Asylum, dove secondo la tradizione, Romolo avrebbe accolto tutti i fuggiaschi del Lazio per far parte della nuova città.

C’era in precedenza, sotto il Palazzo dei Conservatori, il Tempio di Giove Optimo Maximo Capitolino, inaugurato nel 509 a.C., chiamato Maximo poiché era da contrapporre al Tempio di Iuppiter Lazialis sul Monte Cavo.

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Dall’altro lato c’era l’Arx, la parte più alta del Campidoglio, dove un tempo c’era un altare e dove nel IV secolo fu costruito il Tempio di Giunone Moneta, ovvero Giunone che ammonisce, da monere=ammonire, avvertire.

La leggenda narra che Giunone con le oche, che starnazzavano forte, avvisò i Romani dell’arrivo dei Galli e quindi salvò la città.

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Presso il Tempio di Giunone Moneta, i Romani posero la Officina Moneta, la prima Zecca ufficiale, dove si batteva il denarius d’argento. E’ questo il motivo per cui usiamo il termine moneta, che era l’epiteto di Giunone.

Giunone era venerata qui come ammonitrice, perché esisteva sul Campidoglio un’altra Giunone, quella della Triade Capitolina (Giove, Giunone e Minerva), venerata nel Tempio di Giove.

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Discendiamo dalla splendida scala per terminare il racconto, con la certezza che per raccontare Roma non basterebbe una vita, per innamorarsene basta uno sguardo.

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