Esiste una terra in cui dimorano le fate nei loro comignoli di tufo e la vita sembra una fiaba fatta di paesaggi incantati e di silenzi infiniti.
Non è lo scenario di una delle favole dei Fratelli Grimm, ma è il cuore dell’Anatolia, in quella che in lingua persiana significa “Terra dei bellissimi cavalli”, ovvero Katpaktukya.
Benvenuti in Cappadocia!
La Cappadocia è un luogo unico al mondo e dal 1985 è Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco. Quando si pensa alla Cappadocia, vengono in mente le foto delle mongolfiere che si levano in cielo all’alba su un paesaggio surreale, ma basta venirci per capire che è molto di più di questo.
Per arrivare in Anatolia sono atterrata a Kayseri, in cui ha sede un piccolo aeroporto collegato con Istanbul. Sono le 3 del pomeriggio di un rigido giorno d’inverno ed un paesaggio fatto di neve bianchissima come panna mi dà il benvenuto. Kayseri ha conosciuto la sua prosperità in epoca romana, quando i romani vi costruirono una fabbrica di munizioni, ma ha visto succedersi gli Arabi, i Mongoli, i Persiani ed anche i Cristiani.
Appena giunti alla periferia di Kayseri, mi sono ritrovata in un luogo dall’atmosfera solitaria e dalle costruzioni di tipo popolare senza alcun fascino. Per vedere Kayseri e ciò che rimane delle sue antiche vestigia devi oltrepassare le mura merlate della città, in cui sorgeva una fortezza costruita dall’Imperatore Giustiniano.
La mia destinazione è Goreme, il gioiello della Cappadocia e probabilmente di tutta l’Anatolia.
L’autista del van che ci conduce a Goreme si ferma letteralmente una decina di volta in posti improbabili, creandomi un po’ di ansia, ma poi comprendo che non fa altro che fare rifornimenti di cibo per sé stesso e che probabilmente vive in una di quelle località sperdute nel nulla, incontrate durante il tragitto, dove se hai dimenticato anche solo di comprare pane e latte, amen!
Il bello di un viaggio è anche questo, conoscere da vicino usi e costumi, che ti permettono di assaporare meglio un luogo e sentirlo più tuo.
Dopo un’ora di viaggio giungiamo a destinazione e me ne innamoro immediatamente.
Non ho preso alcun tour prima di giungere a Goreme, le mie uniche prenotazioni sono state l’aereo e l’hotel scavato nel tufo, che ho scelto attentamente per quella magia che emanava dalle foto. Il resto l’ho scoperto lì con meraviglia e stupore e ve lo racconto.
Cosa Vedere in Cappadocia: Goreme
Per comprendere quale spettacolo naturale sia la Cappadocia, bisogna andare a Goreme, un posto fatato, in cui il tempo sembra essersi fermato tra case di tufo modulate e plasmate dal vento, che ha dato vita a scenari mozzafiato ed ad architetture dalle geometrie sovrannaturali.
Goreme vuol dire “non puoi vedere qui”, poiché in questo lembo di terra nel passato i Cristiani si nascosero per sfuggire alla caccia degli Arabi.
Più la guardo e più mi ripeto che non è un luogo reale e che da queste case scavate nel tufo salterà fuori un qualche folletto, piccolo e vecchietto, che si prenderà gioco di me.
Ancora oggi quando ripenso a Goreme, mi rivedo in una giornata gelida seduta in una stanza di un hotel scavato nel tufo, davanti al camino a sorseggiare il tè caldo. Rivedo me che ammiro dalla finestra la neve, posatasi sui tetti e sui camini delle fate, in un mondo in cui il tempo sembra essersi fermato.
Il crepuscolo crea un gioco di ombre suggestivo, ma è al calar della notte che le sue lucine, provenienti dalle centinaia di piccole finestre ricavate nella roccia, regalano un’atmosfera misteriosa e magica.
Passeggiare la sera per Goreme tra i vigneti e le case di tufo è un’esperienza indimenticabile. Un silenzio ovattato, rotto solo dai propri passi, ti accompagna lungo salite e discese e l’oscurità è interrotta da piccole lucine provenienti dalle finestre scavate nel tufo, che le danno un’aria mistica da presepe di Natale.
C’è una via principale in cui vi sono negozi di souvenir vari e di tappeti ed agenzie di viaggio che ti organizzeranno al momento qualsiasi tour tu voglia.
Goreme offre una buona scelta di ristoranti dove gustare la loro carne speziata, il cui profumo pervade le strade, e scegliere uno dei ristorantini in alto ti permetterà di godere di una vista incredibile.
PARCO NAZIONALE DI GOREME
Si trova ad 1,5 km dal centro di Goreme, in pratica si può andare anche a piedi, ma consiglio di prendere una guida che ti porti a visitare più luoghi nella stessa giornata.
La mia mattina a Goreme sarebbe dovuta cominciare con il sorvolo del parco in mongolfiera, ma a causa della neve e dei venti che spirano forte, il servizio è sospeso. Così non ci tocca far altro che attendere un altro giorno per il sorvolo, un’attesa che nei giorni, a causa del peggioramento del vento, è risultata vana.
Nonostante ciò, Goreme ed il suo parco nazionale sono tutti da scoprire e con la neve hanno un fascino unico ed indimenticabile.
Circa 30 milioni di anni fa, in questa terra i vulcani eruttarono e la cenere depositata si solidificò, dando vita al tufo, che con l’erosione del vento, dell’acqua e del tempo ha creato le sue Chimney fairies, ovvero i CAMINI DELLE FATE, delle formazioni rocciose coniche arrotondate in alto.
Il nome si deve al fatto che i primi abitanti della zona credevano che all’interno di essi e nella terra sottostante risiedessero le fate.
Il Museo all’aperto di Goreme è un complesso religioso di chiese ricavate nel tufo, al cui interno troviamo pregiati affreschi bizantini.
Sono più di 30 chiese, risalenti ad un periodo che va dal X al XII secolo d.C., le si incontrano passeggiando per la valle, per cui consiglio scarpe buone per salire e scendere sulle rocce.
Tra queste chiese cito il MONASTERO DI KIZLAR, un complesso di circa 7 piani scavati nella roccia, conosciuto anche come “Nunnery”, ossia il Convento in cui i monaci vivevano e lavoravano. I vari piani sono collegati da tunnel, che il tempo e le condizioni atmosferiche hanno eroso tanto da rendere impossibile visitare tutti i piani. Infatti, possiamo salire al primo piano dove c’era il refettorio e la cucina, al secondo un’antica cappella ed al terzo piano una Chiesa con pianta a croce.
La CHIESA DI TOKALI, detta la Chiesa della Fibbia, viene considerata tra le più belle chiese di tutto il Mediterraneo. Venne costruita in memoria di 40 martiri cristiani morti nell’Anatolia centrale. I restauri hanno riportato alla luce splendidi affreschi color azzurro, rosso, oro. Ha una sezione antica del X secolo ed una nuova, costruita abbattendo l’abside di quella antica. Nella sua sezione antica si trovano i più bei affreschi sulla vita di Cristo, l’infanzia, il Ministero e la Passione.
LA VALLE DI DEVRENT (LA VALLE DELL’IMMAGINAZIONE)
Esiste una valle in Cappadocia, in cui l’erosione del vento e del tempo ha dato luogo non ai camini delle fate, ma a figure immaginarie pietrificate. Siamo nella Valle di Devrent, conosciuta anche come la Valle dell’Immaginazione. Il terreno ha un colore rosa e le rocce danno spazio alla tua fantasia per immaginare qualsiasi forma tu voglia vedervi. Ho già visitato all’altro capo del mondo un posto lunare in cui le rocce davano vita a forme particolari, come un cuore o un cammello o una coppa del mondo. Qui ammetto che ho avuto ben chiara solo la forma di un cammello, ma che ho faticato ad immaginare tutto il resto, ossia la Madonna, i rettili ed il cappello di Napoleone. Comunque è un posto straordinariamente atipico, da non perdere.
PASABAG – LA VALLE DEI MONACI
A pochi chilometri da Goreme troviamo Pasabag con i camini delle fate più particolari di tutta la valle che culminano con coni di roccia a forma di fungo, alcuni dei quali alti 15 metri si dividono in due o tre camini. Sono spettacolari nelle loro forme atipiche, non ho mai visto nulla di simile.
Pasabag significa la “vigna del pacha”, proprio per la presenza di un vigneto. Infatti, è tra le vigne che si ergono portentosi queste rocce coniche, la cui testa è a forma di fungo.
E’ anche conosciuta come la “valle dei monaci”, poiché in questi coni trovarono rifugio numerosi monaci all’interno di case scavate in altezza.
In uno dei camini delle fate a tre teste c’era l’eremo di San Simeone o Simone.
San Simeone viveva in clausura monastica ad Aleppo, ma quando si diffuse la notizia che faceva miracoli, si andò a rifugiare in Cappadocia e decise di stabilirsi in uno dei Camini delle fate a 15 metri di altezza, scendendo solo per approvvigionarsi di cibo.
LA CITTA’ SOTTERRANEA DI KAYMAKLI
Nel corso dei millenni, l’erosione dell’acqua e del vento sul tufo ha creato fessure e città sotterranee, in cui migliaia di persone hanno vissuto nascoste.
Kaymakli è una delle più famose città sotterranee della Cappadocia. Risale al tempo delle abitazioni troglodite degli Ittiti e ci sono stati ritrovamenti a testimonianza di questo periodo. Nel 1200 a.C. gli Ittiti usarono questi luoghi sotterranei per sfuggire all’attacco dei Traci. Qui si rifugiarono anche i cristiani per sfuggire alle persecuzioni degli Arabi.
Un tour della città sotterranea è altamente sconsigliato a coloro che soffrono di claustrofobia, anche di grado leggero. Io ne ho sofferto e man mano che scendevo, ho sentito sempre di più venir meno l’aria.
Nella città sotterranea di Kaymakli vivevano migliaia di persone, se penso che si stimavano oltre 3500 persone costrette a vivere da cavernicoli senza la luce del giorno, mi viene un malessere ancora oggi. Esistono circa cento tunnel con passaggi stretti e bassi. Ci sono 8 piani, di cui aperti ai visitatori solo 4.
Al primo piano c’erano le stalle, gli animali vivevano sotto terra come gli umani.
Si scende al secondo piano dove c’era una chiesa, mentre al terzo c’erano cucine e cantine. Si possono vedere dei canali di ventilazione profondissimi.
E’ una visita molto interessante, ma personalmente, non ho visto l’ora di risalire all’aria aperta.
VALLE DI IHLARA/AKSARAY
La Valle di Ihlara è un canyon spettacolare la cui profondità raggiunge i 100 metri ed è stato costituito dal fiume Melendiz, che parte dal villaggio di Ihlara e termina al Monastero di Selime.
Vi sono diverse entrate per la Valle, io ho usato la seconda via d’accesso, situata al quarto km della Valle stessa. Da qui si discendono 300 scalini per giungere a valle e cominciare una passeggiata di chilometri lungo il fiume, tra alberi, sentieri tortuosi, rocce. Sei circondato dal canyon, da rocce scavate in cui nell’antichità vi vivevano. E’ un posto che infonde pace, in cui respiri profumo di muschio ed aria purissima ed il suono dell’acqua ti culla nel cammino. Ricordo la sosta presso delle tende, in cui un uomo spremeva melograni ed ho sorseggiato il succo seduta in riva al fiume, ammirando le papere sotto un cielo blu.
MONASTERO DI SELIME
Il Monastero di Selime si trova nella Valle di Ihlara ed è uno dei meno frequentati dai turisti che visitano la zona, nonostante sia il più grande edificio religioso della Cappadocia, in cui venivano educati e risiedevano alti prelati.
Risale all’VIII secolo ed ha una chiesa le cui dimensioni sono notevoli, paragonabili ad una cattedrale. Le colonne e gli archi sono stati scavati direttamente nel tufo.
All’interno del monastero, c’erano le stanze dei monaci, la cucina e le stalle.
Occorre prepararsi ad arrampicarsi sulle rocce per raggiungere il Monastero, ma la veduta sulla valle è spettacolare.