La Garbatella: una passeggiata nella Roma più autentica e trendy

La Garbatella: una passeggiata nella Roma più autentica e trendy

Esiste e resiste ancora una Roma autentica, la Roma di una volta fatta di bar locali e piccole attività, la Roma dove la gente si conosce e si saluta, in cui ci si ferma a chiacchierare, a condividere pensieri, emozioni, paure e gioie, una Roma in cui la parola tempo ha ancora un significato e le relazioni sociali di buon vicinato sono un valore portante.

La Garbatella: una passeggiata nella Roma più autentica e trendy

Immagina allora di ritrovarti in una mattina qualsiasi di sole a passeggiare in una Roma che pensavi non esistesse più, di girovagare tra i Lotti popolari, che sono stati il set di tanti film dal neorealismo ad oggi.

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Ed è così che ti ritrovi a salire e scendere scale, ad attraversare cortili, in cui risuonano le grida dei bambini che giocano come in un film di De Sica o di Sordi, e riesci a vedere le signore che stendono i panni, mentre il profumo di bucato, steso sulle corde dei cortili o alle finestre, pervade l’aria.

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Cammini circondato da fiori, vasi colorati, grandi cactus, alberi e piante variegate ed ad un certo punto incontri anche un bizzarro cartello “divieto di caccia”, come fossi in un borgo di montagna piuttosto che nella caotica capitale d’Italia.

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Magari incrocerai come me lo sguardo di una signora anziana, che ti saluta affacciata al suo davanzale, o il signore in canottiera sul terrazzino, che sorride mentre sbircia il telefonino o semplicemente ti fermerai a gustare un caffè al “Bar dei Cesaroni” ed il gentilissimo proprietario ti dirà che “sei nel quartiere più bello di Roma, dove già a camminarci ti sorride la vita”.

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Benvenuto alla Garbatella!

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Molti la ricorderanno per Nanni Moretti. che nel suo film cult “Caro Diario” girava in una giornata estiva con la Vespa ed esordiva dicendo “Il quartiere che mi piace più di tutti è la Garbatella”.
La Garbatella è la Roma di 100 anni di storie di amicizia e fratellanza, di povertà e di guerra.

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Alla Garbatella vi ha camminato scalzo un mostro sacro della storia del mondo, ma la Garbatella è anche e soprattutto le sue “sgarbatelle”, donne vere e veraci, attorno alle quali ruoterà il mondo del quartiere.
E’ storia di leggende antiche, di presunti serial killer, di film e fiction come “I Cesaroni”, che la hanno consacrata come uno dei quartieri più trendy della città.

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E’ una passeggiata tra le architetture Liberty con i palazzi dalla forma concava, quasi ad accoglierti ed abbracciarti, e con le figure apotropaiche di draghi e grifoni fino a giungere alle forme razionaliste ed imponenti di Massimo Piacentini, fratello di Marcello, al cui stile è legato indelebilmente il ventennio fascista.

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Potresti anche solo decidere di andarci di sera per un happy hour o una cena nei ristoranti storici di cucina tradizionale o magari per un dopo cena nei suoi locali per respirare l’atmosfera di un’altra Roma.
LA SUA STORIA
Garbatella è “100 anni e non sentirli!”. Nasce come un quartiere popolare ed ha una data di inizio.

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Il 18 febbraio 1920 a PIAZZA BENEDETTO BRIN il Re Vittorio Emanuele III pone la prima pietra ed ancora oggi questo evento viene riportato su una lapide commemorativa apposta sul palazzo principale della piazza.
E’ proprio da Piazza Brin che deve partire il giro della Garbatella, dalla sua prima pietra, dal primo nucleo abitativo che ha dato vita a questo quartiere storico della città.

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Quando Garbatella viene fondata nel 1920, è il periodo in cui si ha un’esplosione a livello urbanistico e diviene necessario creare nuovi spazi abitativi.
L’ingegnere Orlandi stila un progetto secondo cui avrebbe avuto luogo un nuovo canale navigabile, parallelo al Tevere, che potesse connettere Ostia con il Porto fluviale. Roma nell’antichità aveva avuto dei porti fluviali e negli anni ‘20 si pensò che fosse un bene ricrearne un altro.

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Siamo sulla collina sovrastante la Chiesa di San Paolo, al di sotto c’è il quartiere Ostiense e tutta la zona che doveva divenire il Porto Fluviale.
La Garbatella viene pensata e progettata per essere il quartiere per tutti coloro che avrebbero dovuto lavorare al Porto Fluviale. Come recita la targa a Piazza Brin, l’Ente Autonomo per lo Sviluppo Marittimo ed Industriale, insieme all’Istituto delle Case Popolari ed alle Cooperative di lavoro offrivano alloggio agli artefici del rinascimento economico della Capitale.

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Tuttavia, il Porto Fluviale non venne mai realizzato, ma ciò che fortunatamente rimane è questo caratteristico quartiere.
Per la Garbatella viene coniato il termine barocchetto romano, per indicare lo stile architettonico che si diffuse intorno agli anni ’20 dello scorso secolo proprio nella capitale.
A Piazza Brin, il palazzo con la sua torre ricorda un castello ed osservando bene, in alto nella parte esterna si notano delle strane figure. E’ proprio la caratteristica del barocchetto romano, che inserisce negli edifici delle decorazioni in stucco.

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Il barocchetto romano si rifà al barocco, a quella corrente artistica molto ricca di oro, sculture, affreschi, pitture, quadri.  Nel barocchetto gli artisti prendono spunto da quella corrente artistica, vanno ad inserire decorazioni, stucchi, figure mostruose, c’è l’idea della ripresa del medioevo, è un omaggio alla storia ed all’arte.

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Continuiamo il giro attraversando l’arco del palazzo, proseguendo per Via Luigi Orlandi e girando per Via della Garbatella, che incrocia con Via delle Sette Chiese.
L’intento alla base del progetto dell’edificazione della Garbatella è quello di ricreare un quartiere all’inglese, la città giardino, con piccoli villini ed abitazioni contornate dal verde, in una zona che, prima dell’edificazione, era adibita a vigneti e pascolo. 

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I lavoratori venivano dall’agro romano e si voleva creare quell’ambiente tipico dei piccoli centri, a dimensione d’uomo, dare un’aria casareccia, un intento assolutamente realizzato che si respira ancora oggi.
Qui vengono ad abitare gli operai, ma anche le maestranze vere e proprie. Abbiamo palazzine basse e villette, signori ed operai.
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Vengono creati cortili, giardini e c’è anche la possibilità di avere degli orti e, proprio perché doveva essere il quartiere dei lavoratori del porto fluviale, le vie vennero intitolate a personaggi legati alla Marina.
Il primo nome che Vittorio Emanuele III vuole dare alla Garbatella è Concordia; poi giunge il Fascismo e Mussolini ritiene che si debba chiamare Remuria, infine prevale il nome popolare di Garbatella.
E’ una zona molto antica della città, nel 500 d.C. Papa Simmaco costruisce qui dei bagni e da questi deriva il nome che per circa un millennio l’ha caratterizzata, ovvero “contrada Bagnoli”.

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Nel XII secolo questi terreni erano adibiti a vigne e pascoli ed appartenevano al Monastero di Sant’Alessio sull’Aventino.
Quando il secolo scorso cominciano a costruire, qui continuano ad esserci i vigneti appartenenti a grandi famiglie nobiliari, una per tutti Bellini.
Sull’origine del nome Garbatella, si fanno due possibili ipotesi.
La prima ipotesi, anche la più accreditata, è quella secondo cui Garbatella derivi da Garbata Ostella, ma chi era l’ostessa garbata?
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La Garbatella è percorsa da Via delle Sette Chiese, lungo la quale correva un percorso creato da San Filippo Neri, secondo cui si effettuava il giro di 7 chiese importanti, seguendo un giro lungo, che necessitava di soste per rifocillarsi e mettersi in sesto. Giunti qui, si fermavano presso la garbata ostella, una donna dal carattere amabile e disponibile verso i bisognosi. Le malelingue la volevano una donna di facili costumi.

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La seconda ipotesi riporta alla sua origine campestre, alla presenza di vigneti e fa sì che Garbatella faccia riferimento ad un modo di far arrampicare la vite “aggarbata” sull’acero o sull’olmo.
Le case della Garbatella appartengono all’ICP, Istituto Case Popolari, che suddivide la zona in 62 lotti.
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Percorrendo le vie della Garbatella, specialmente tra i Lotti iniziali, bisogna alzare lo sguardo e guardare i palazzi per notare ad esempio che grandi mascheroni o putti possono essere scoli dell’acqua e che vi sono grifoni e draghi.
Giunti a Piazza Bartolomeo Romano, troviamo un’imponente struttura, il PALLADIUM, che inizialmente nasce come cinema e poi diviene teatro. Ha una struttura concava e convessa contemporaneamente, sotto ha una struttura tondeggiante e sulla parte superiore vi sono enormi vetrate, che creavano un’intensa luce, essenziale per quegli ambienti adibiti ad atelier di artisti.

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In questa piazza, vi è un Palazzo su cui troneggia la scritta “Stabilimento Bagni”, perché queste case erano sprovviste di bagni e la popolazione veniva qui per lavarsi.
Quando iniziarono i lavori di sventramento dell’attuale Via dei Fori Imperiali, nonché di Via della Conciliazione e del quartiere Borgo, le persone vengono trasferite in questo quartiere, in cui le case erano già pronte. Queste case però, inizialmente pensate per gli operai, erano piccole e non avevano i bagni dentro.

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Questo è il motivo della costruzione di un edificio adibito a bagno pubblico, che aveva tutta una sua organizzazione tra i vari palazzi.
Questa è una zona che ha visto nascere e crescere molti nostri attori, come Maurizio Arena di “Poveri, ma belli”, Enrico Montesano, Alberto Sordi andava a trovare le sorelle a Via Vector Fausto. Sempre qui a Garbatella vive ancora Rossana Di Lorenzo, sorella di Maurizio Arena, ma nota per aver interpretato la moglie rustica e “buzzicona” di Alberto Sordi in due famosi film.

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I Palazzi della Garbatella hanno i cortili all’interno che permettono ancora oggi la socializzazione. Durante l’estate, la Garbatella si trasforma con locali all’aperto, concerti e cinema.
Giungiamo a PIAZZA DAMIANO SAULI, dove c’è la SCUOLA CESARE BATTISTI, nota per essere la scuola dei Cesaroni, ma anche location di una nota scena di “C’eravamo tanto amati” di Ettore Scola, con Vittorio Gassman e Nino Manfredi. Qui Nanni Moretti ha ambientato il commissariato del film “Bianca”.
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Attraversiamo gli archi, che segnano una sorta di divisione tra la Garbatella storica del 1920 e quella successiva del periodo fascista, cambia lo stile, l’idea che c’è dietro al quartiere, troviamo una serie di strutture che rientrano nello stile razionale del Fascismo: le strutture diventano ariose e spaziose.

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Entriamo nel cuore della Garbatella ed andiamo a Piazza Nicola Longobardi, dove sorge la “CASA DEI BIMBI”, nota anche come “la scoletta”, opera di Innocenzo Sabbatini, edificata nel 1927 su una villa preesistente del 1500.
La “scoletta” fu teatro di una vicenda dalle tinte fosche ed oscure del dopoguerra.  Ogni 28 giorni sul muretto esterno della scuola, si trovavano sangue ed interiora.

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Si diffonde l’idea che esistano dei licantropi, degli uomini mannari che rapiscono piccole vittime e le portano qui. L’idea della presenza di licantropi deriva da una leggenda antecedente alla costruzione del quartiere, quando qui erano pascoli e c’erano molti furti di animali.
La creazione di queste figure mitologiche antropomorfiche viene creata ad arte da parte dei proprietari terrieri, proprio per creare quel timore necessario a fugare ogni tentativo di furto.

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Viene accusato il custode della scuola, fino a che si viene a scoprire che questi riceveva ogni 28 giorni la visita del fratello dalla campagna e che portava con sé in dono un animale, che macellavano da soli lì.
Proseguiamo verso la zona edificata tra gli anni ’30 e ’40 ed arriviamo a Piazza Ricoldo da Montecroce, alla famosa FONTANA DELLA CARLOTTA ad opera di Innocenzo Sabbatini. Si narra che fosse proprio lei, Carlotta, una ragazza dalle belle fattezze e dal garbo inarrivabile, ad essere la “garbata ostella”, da cui tutti amavano fermarsi.

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Accanto alla Fontana di Carlotta troviamo la SCALA DEGLI INNAMORATI, teatro di tutte le storie d’amore del quartiere.
Siamo negli anni 40, vengono costruite le nuove abitazioni in stile razionalista, ma poi giunge la guerra con i bombardamenti. Nella prima zona della Garbatella, a via delle Sette Chiese, ci sono le catacombe di Commodilla e durante i bombardamenti le catacombe diventano il rifugio delle persone del quartiere.  
Qui vivevano le sgarbatelle, le signore che avevano l’abitudine di chiamarsi dalle finestre, ed il termine sgarbatella viene associato alle persone popolane.

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Durante la guerra qui diviene una “caciara”, ovvero viene creato un caseificio, dove si faceva il formaggio e lo si conservava con l’ammoniaca, tanto che l’odore pervadeva il quartiere.
Parlando di formaggio, in questo quartiere c’era la Locatelli, i cui depositi furono saccheggiati durante la guerra.
Le sgarbatelle sono le vere protagoniste del quartiere: si organizzano e fanno una sorta di cassa comune tra tutti, c’è una fortissima solidarietà tra di loro, si finanziano studi, comunioni, cresime, matrimoni e qualsiasi evento tocchi la comunità.
Proseguiamo verso Piazza Michele da Carbonara. 

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Nel dicembre 1931 in questo quartiere giunse di ritorno dalla Gran Bretagna un personaggio di fama mondiale e vi camminò scalzo, avvolto dal suo “lenzuolo” bianco. Era niente poco di meno che il MAHATMA GANDHI.
La sua intenzione non era quella di giungere con clamore, ma Mussolini lo venne a sapere e gli organizzò un’accoglienza in pompa magna, a cui Gandhi non disse no, ma pose delle condizioni, una delle quali riguardava il cibo da mangiare, in quanto vegetariano.
Gandhi avrebbe voluto vedere i bambini poveri della città, ma gli fanno trovare i bambini in divisa del regime.
Il Mahatma parte da Piazza Brin e percorre a piedi il quartiere, sino a giungere al reparto maternità dell’ospedale del quartiere.

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La foto storica di Gandhi alla Garbatella è proprio qui a Piazza Michele da Carbonara, dove visitò l’Albergo Bianco.
A Piazza Michele da Carbonara si trovano gli Alberghi Suburbani della Garbatella, ovvero: ALBERGO ROSSO, ALBERGO BIANCO ED ALBERGO GIALLO. Sono vicini tra di loro, con una forma ad Y, mentre l’Albergo Rosso ha una forma a bottiglia rovesciata.
Sono anch’essi opera di Innocenzo Sabbatini e vengono costruiti tra 1928 ed il 1929. I colori sono sbiaditi e cambia lo stile architettonico rispetto al resto della Garbatella, è lo stile razionalista, con costruzioni lineari ed imponenti e grandi finestre.

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All’interno di questi edifici vengono fatti alloggiare gli sfollati delle zone demolite del centro storico della città, a causa della nuova sistemazione urbanistica.
L’orologio dell’Albergo Rosso si ferma esattamente alle 11.25 del giorno dei bombardamenti del 1944 ed è rimasto fermo fino a che è stato ricostruito.

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Vennero concepiti come alberghi, con spazi comuni e spazi privati, c’era sempre l’idea di favorire la socialità e la comunicazione tra le persone, il quartiere a misura d’uomo, un’idea che persiste ancora oggi e che ha reso la Garbatella, un quartiere ambito da molti personaggi famosi come abitazione, ma anche il ritrovo di tantissimi cittadini, specialmente nelle estati romane.
Goditi una passeggiata nella Roma che non c’è più e lasciati avvolgere da quella meravigliosa sensazione del “posto a dimensione d’uomo”, dove tutti sanno di tutti e tutto è incredibilmente reale, perché anche questa è Roma.
Grazie per avermi seguito e ti aspetto alla prossima destinazione.
Maria Pia Maghernino

 

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