Sai qual è una delle più belle passeggiate da fare nel cuore di Roma? E’ quella nel parco che il grande Antonio Canova definì “la villa più bella del mondo”: Villa Borghese.
E’ una passeggiata nel verde, nell’arte e nel tempo, che parte dal 1600 ed arriva ad i giorni nostri.
Potremmo immaginarci in sontuosi vestiti barocchi o in eleganti abiti ottocenteschi o, semplicemente, con i più comodi jeans ed una maglietta, mentre attraversiamo viali alberati, giardini all’inglese, un laghetto, statue antiche, fontane e splendide costruzioni.
Potremmo ancora immaginare di essere accompagnati dal Cardinale Scipione, che ci mostra le sue preziose collezioni, o dal Principe Marcantonio IV Borghese, che ci conduce attraverso il Giardino del Lago, o magari potremmo incrociare lo sguardo della sensuale Paolina. Io mi “accontenterei” di incontrarvi Goethe, che vi passeggia.
Ci troviamo in quella che era la casa di campagna della famiglia Borghese. Ebbene sì! Era proprio la casa fuori porta della nobilissima stirpe, ma con una particolarità, di questo incredibile spazio verde ne avremmo potuto godere anche noi.
Se avessimo potuto aggirarci liberamente nel parco o nel palazzo circa due secoli fa, avremmo visto antichità romane originali poste ovunque, ci saremmo deliziati alla vista di fiori rarissimi e forse avremmo partecipato a feste esclusive tra il Gotha di Roma e d’Europa, questa villa doveva stupire e noi ci saremmo senza alcun dubbio stupiti.
Ma chi erano i Borghese?
Erano una famiglia principesca originaria di Siena, che con il trasferimento di Marcantonio I a Roma dà origine alla famosa stirpe romana dei Borghese.
Dal matrimonio di Marcantonio I con la romana Flaminia Astalli nasce Camillo Borghese, che nel 1605 diviene Papa Paolo V.
Villa Borghese è legata alla storia del nipote del Papa, Scipione Caffarelli-Borghese, figlio di Francesco Caffarelli e della sorella di Papa V, Ortensia Borghese.
Scipione viene cresciuto ed educato da Camillo Borghese, che, una volta divenuto Papa, lo adotta e lo nomina cardinale.
In questa nostra ideale passeggiata nel tempo, partiamo proprio dal casino nobile a Piazzale Scipione Borghese, ovvero dalla Galleria Borghese, che tutti noi associamo ad un capolavoro dell’arte mondiale: La Venere Vincitrice del Canova.
Se girassimo attorno lo sguardo, non potremmo non notare che campeggia ovunque lo stemma araldico della famiglia Borghese, rappresentato dal drago e dall’aquila.
Siamo “circondati” da aquile con la corona regia, separate dai draghi, messi a livello più basso per dar movimento.
Sul perché sullo stemma di famiglia dei Borghese ci sia un’aquila, si deve tornare indietro al tempo delle Crociate ed all’imperatore germanico Sigismondo, che nominò Agostino Borghese suo cavaliere e gli concesse il diritto di portare un’aquila nell’arma.
Quando nel 1605 Camillo Borghese diviene papa, le sorti della famiglia Borghese cambiano totalmente. Paolo V prende l’iniziativa di creare all’interno della città di Roma degli insediamenti residenziali.
Al tempo, le famiglie nobili di Roma avevano non solo dei possedimenti in città, ma necessariamente anche la casa di campagna, con una parte privata ed una pubblica.
I Borghese possedevano proprietà e residenze un po’ ovunque a Roma, le troviamo nel quartiere Ripa ed in quello di Borgo, nonché possedimenti fuori città sui colli tuscolani.
L’incarico di edificare un casino nobile fuori porta viene affidato al Cardinal nipote Scipione, che si occupa della trasformazione di questa zona oltre Porta Pinciana.
Scipione è un uomo molto potente ed influente, ma non desidera incarichi politici, è un amante dell’arte, è un collezionista e non solo d’arte.
Pare che abbia fatto di tutto per ottenere la preziosa collezione, che includeva opere di Caravaggio, di proprietà di Giuseppe Cesari, detto Cavalier D’Arpino, a sua volta pittore e maestro di artisti come Caravaggio e Guido Reni.
Come fece? Con uno zio Papa tutto è possibile! Il Cavalier d’Arpino venne accusato di detenzione illegale di armi, in quanto possedeva una collezione di archibugi. Fu condotto in carcere, ma venne scarcerato dopo un accordo che prevedeva la donazione della sua collezione, in pratica il Papa la fece requisire ed è così che finì prima nel Palazzo di Fontanella Borghese e poi qui a Galleria Borghese.
In realtà, parte della collezione di Villa Borghese è stata venduta a Napoleone Bonaparte ed è divenuta il Fondo Borghese del Museo del Louvre. Ricordiamo infatti che Camillo Borghese aveva contratto nozze con Paolina Bonaparte, la sorella di Napoleone, e che fu costretto a vendere a suo cognato più di 330 statue della collezione di famiglia.
Nel 1606, quando i Borghese cominciano l’espansione territoriale attraverso l’acquisto di vigneti, possedevano già la zona di Piazza di Siena.
Nel 1609 comincia la costruzione del casino nobile, situato nella zona più alta di Villa Borghese.
I lavori vengono affidati a Flaminio Ponzo, l’architetto di fiducia del Papa. Alla sua morte, avvenuta nel 1613, l’architetto sarà l’olandese Jan Van Santen, meglio conosciuto come Giovanni Vasanzio.
Quando nel 1621 Papa Paolo V viene a mancare, Scipione continua a lavorare in questa zona sino alla sua morte, nonostante non avesse più quella libertà di azione, di cui godeva con lo zio in vita.
Il Palazzo è un edificio su due piani, a logge ed a getti, con due torri tozze all’estremità e con la scalinata della facciata centrale, che ricorda quella di Michelangelo al Campidoglio.
La scalinata non è più quella originale, poiché i Borghese alla fine dell’800 si trovarono in una situazione finanziaria che li costrinse a vendere ed anche questa rientrò nei beni da cui poter ricavare liquidità.
La scalinata originale era a doppia rampa, con un’anfora e due grandi cornucopie. Nel 1896 la scalinata venne acquistata da Lord Astor per decorare i suoi giardini a Cliveden in Inghilterra.
Sulla facciata, al piano superiore, ci sono delle nicchie, alcune delle quali contengono all’interno dei busti ed altre invece sono vuote, poiché i busti sono scomparsi.
Nel passato, infatti, si contavano una settantina di busti e 144 bassorilievi.
E’ solo successivamente, con Marcantonio IV Borghese, che verranno fatti i lavori interni alla Galleria.
Villa Borghese ricopre 80 ettari e nel piano originale era divisa in tre recinti:
il primo recinto era proprio quello in cui vi è Galleria Borghese ed era il giardino boschereccio con pini, cipressi, olmi, anche se questi ultimi non vi sono più;
il secondo recinto era costituito dal Parco dei Daini;
il terzo recinto era la zona di caccia, che corrisponde all’area che va da Piazza di Siena al Giardino Zoologico.
La zona tra il primo recinto ed il secondo è costituita dai giardini segreti, che si trovano all’estremità del Palazzo.
Essendo segreti, avevano alte mura a circondarli per non guardare dentro. Per avere un’idea dei giardini, bisogna porsi con il palazzo di fronte: il giardino sulla destra era un aranceto e si contavano 140 varietà; quello a sinistra era quello dei fiori, all’interno del quali vi erano fiori rarissimi e costosissimi, tanto che un viaggiatore francese raccontò di aver visto delle piante dal costo esorbitante.
Si data proprio in quel periodo l’arrivo dal nuovo continente di piante esotiche, di cui Scipione si dota immediatamente. Amava collezionare tutto ed i fiori rientravano in questa sua passione.
A Villa Borghese si tenevano fastose feste, con personaggi molto importanti ed il Cardinale Scipione considerava un vanto far sfoggio dei fiori e delle piante del suo giardino.
Tutta la ricchezza dei giardini è stata persa, tramite gli scavi archeologici si è potuto ricostruire come fossero questi spazi verdi e quali magnificenze potessero esserci.
La villa è stata danneggiata dai bombardamenti del 1849, provenienti dal Gianicolo, durante la Repubblica Romana.
Quando il Parco è passato al Comune di Roma, sono scomparse molte delle statue originali, che venivano dagli scavi archeologici e che abbellivano il parco.
E’ solo dopo la seconda guerra mondiale che i giardini verranno definitivamente sistemati.
Come termine fisico del secondo giardino vi è l’Uccelliera, disegnata da Girolamo Rainaldi tra il 1617 ed 1619. Ciò che vediamo ancora oggi sono le sue cupole, sormontate da bandierine del vento, ma un tempo da visitatori saremmo rimasti incantati dalla visione di uccelli rarissimi.
Subito dopo il secondo giardino (quello dei fiori), troviamo un terzo giardino, detto anche seconda Uccelliera. Fu aggiunto da Giovan Battista Borghese, nipote da parte di madre di Marcantonio Borghese, che aveva a sua volta ereditato la Villa da Scipione.
Giovan Battista, orfano di padre, viene allevato da sua nonna, Camilla Orsini, e possiede l’estro del Cardinale Scipione. A lui si deve la Meridiana, munito di ortostilo, quindi funzionante, ma che non aveva in realtà una vera e propria funzione se non quella di chiusura del terzo giardino. La Meridiana è un’opera di Carlo Rainaldi, figlio di Girolamo. Il Casino della Meridiana viene realizzato nel 1688 al posto di un antico edificio adibito a pollaio.
Adiacente al terzo giardino, c’è il Parco dei Daini, che faceva parte del secondo recinto di Villa Borghese.
Parco dei Daini non è un nome dato a caso, lì infatti se fossimo vissuti nel 1600 ed avessimo avuto la fortuna di passeggiare a Villa Borghese, avremmo goduto della vista di daini, cervi e gazzelle, che venivano poi utilizzati dalla famiglia per la caccia, che avveniva nella zona di Piazza di Siena.
All’interno del parco vi è una torretta realizzata alla fine dell’800. Purtroppo, il Parco dei Daini non è sempre aperto al pubblico.
Avviamoci verso Piazza di Siena, in quella zona in cui al tempo avremmo visto solo alberisu cui venivano stesi dei teli per catturare gli uccelli, utilizzati poi per la caccia.
Gli alberi sono stati piantati quando è avvenuta la trasformazione della seconda zona nel 1700 con Marcantonio IV Borghese.
Come ho già accennato, il Parco subisce un cambiamento con il passaggio di proprietà al Comune agli inizi del secolo scorso, quando, dovendo allargare e/o creare strade per la viabilità, i bei viali di terra battuta hanno lasciato spazio a quelli d’asfalto.
La zona di Piazza di Siena era la zona più ampia di Villa Borghese, con i suoi 40 ettari di estensione e con un grande bosco di gelsi.
Nel 1717, alla morte di Giovan Battista, Marcantonio IV Borghese eredita la villa e comincia il periodo di massimo splendore, che dura fino all’arrivo dei Francesi, che, con la firma del Trattato di Tolentino nel 1797, cominciano l’occupazione di Roma.
Con Marcantonio IV Colonna lavorano gli architetti Antonio e Mario Astrucci e vengono realizzati degli edifici intorno allo spiazzo centrale, ovvero Piazza di Siena.
Piazza di Siena è lunga 200 metri, circondata da pini ed ha una forma ovale, che ricorda Piazza del Campo di Siena, la città di origine dei Borghese. Questa piazza è sempre stata adibita a giochi, a gare ippiche, la sua destinazione d’uso non è mai cambiata, una curiosità è che nel 1842 da qui si è elevata la prima mongolfiera.
Attorno alla piazza troviamo gli edifici realizzati dagli Astrucci ed il primo che si vede è la Casina dell’Orologio, costruita nel 1791.
E’ un edificio avente una torretta con un orologio, visibile su tutti e quattro i lati, sormontata da un tempio con colonne doriche ed una bandieruola.
Prima del 1791 era una casa seicentesca, in cui viveva il giardiniere e risale a quel periodo la torre dell’Orologio.
Viene istituito il Museo di Gabii o Gabbi, ovvero un museo in cui venivano conservati reperti archeologici provenienti dagli scavi di Gabii, a 20 km da Roma sulla Prenestina.
Nel 1791 Marcantonio IV Borghese in collaborazione con l’archeologo Gavin Hamilton finanziano scavi archeologici e riscoprono l’antico insediamento di Gabii, dove rinvengono oltre duecento statue, ma ne furono restaurate solo 49.
Se fossimo vissuti alla fine del ‘700, avremmo assistito nel 1797 all’inaugurazione del Museo, in cui avremmo ammirato splendide opere con tanto di libretto di spiegazioni sui pezzi d’arte presenti.
Il Museo ha vita breve e dura circa dieci anni, poiché anche il contenuto di questo Museo finisce al Louvre.
Nella seconda metà del 1800 la Casina dell’Orologio diviene il ritrovo degli acquarellisti romani, ma non solo, al suo interno nel 1832 viene aperto un ristorante.
Il parco era aperto a tutti, si poteva venire a passeggiare, a trascorrere il proprio tempo ed ovviamente anche a mangiare. Nel mese di ottobre, in occasione della vendemmia, si poteva assistere ad una grande festa.
Nel ’700 cambia il modo di vedere il parco, ovvero cambia il modo di usufruirne del medesimo. Il visitatore, entrando nel parco, riceveva un opuscolo con tutte le offerte del parco e quindi per usufruire del ristorante dovevi recarti alla Casina dell’Orologio, per affittare la bici alla Casina di Raffaello, per noleggiare la barca al Laghetto, un caffè invece al Casino delle Rose.
Nel 1901 lo Stato Italiano compra il Casino nobile ed il parco per 3 milioni di lire italiane, un equivalente di un 10 milioni di euro attuali, e nel 1903 lo Stato cede al Comune di Roma la zona del parco, mantenendo il Casino nobile, ovvero Galleria Borghese.
Nel 1901 è di recente venuto a mancare il Re d’Italia Umberto I e pertanto il parco viene dedicato al Re ed ancora campeggia la statua equestre.
Nella seconda metà del ‘700 impera lo stile neoclassico e la zona di Piazza di Siena viene disseminata di tempietti, come il Tempio di Diana, di forma circolare al cui centro era stata posta una statua della Dea della caccia Diana, che non c’è più ed indovina un po’? Si trova al museo del Louvre!
All’interno del Tempio sulla volta si possono vedere gli animali, l’arco, la faretra, le frecce.
Proseguiamo verso la Casina di Raffaello, si nota che all’interno c’è una chiesetta dedicata all’Immacolata Concezione, in cui la domenica mattina si può assistere alla funzione religiosa. All’interno della Chiesa è stato sepolto lo scultore Pietro Canonica nel 1959.
Casina di Raffaello è una denominazione impropria, viene chiamata così per gli affreschi di scuola raffaellesca. La sua funzione era quella di casa del guardarobiere della famiglia Borghese. Hai capito il guardarobiere?
Qui mi piace ricordare il Globe Theatre, l’attuale “Teatro Gigi Proietti”, l’immenso Gigi vivrà qui per sempre!
Proseguiamo verso il Gallinaro o Fortezzuola, ovvero Museo Canonica. Nasce come “gallinaro”, poiché c’erano struzzi, anatre e pavoni, anch’essi, come nel caso del Parco dei Daini, utilizzati per le battute di caccia.
Tutto cambia con gli Astrucci, che lo risistemano e vi pongono i merli, da cui deriva poi il nome Fortezzuola.
Nei primi del ‘900, con l’acquisizione del Parco da parte del Comune di Roma, all’interno della Fortezzuola vengono stabiliti degli uffici comunali.
Nel 1919, un incendio distrugge l’edificio, che verrà restaurato da Pietro Canonica.
Lo scultore si era trasferito dal Piemonte a Roma ed abitava sul Palatino. Quando cominciò lo smembramento degli edifici del Palatino, il Comune concesse a Canonica di utilizzare questo edificio, ma di certo non lo fece a titolo gratuito.
L’accordo tra Canonica ed il Comune prevedeva che lo scultore lo restaurasse e che donasse le statue da lui realizzate al Comune di Roma in cambio della sua permanenza qui.
Canonica restaura l’edificio, trasforma le stalle in sale espositive e dal 1926 diviene una Casa-Museo in cui vi abita con la moglie fino al decesso. La consorte continuerà a risiedervi sino alla sua morte, quando l’edificio viene donato al Comune.
Davanti al Museo, troviamo due sculture il Mulo, dal nome Scudela, e l’Alpino. Scudela è un mulo, che ha ricevuto la medaglia al valor militare durante la Prima Guerra Mondiale. Il suo compito era quello di trasportare cannoni di piccole dimensioni e, durante un attacco, Scudela e l’alpino che lo conduceva risultarono dispersi. I superstiti videro ritornare solo il mulo con il cappello dell’alpino.
Andiamo verso il Giardino del Lago, un giardino all’inglese voluto da Marcantonio IV Borghese.
Inizialmente, con gli Astrucci, l’ingresso principale era a Porta Pinciana, ma con Camillo Borghese, figlio di Marcantonio IV, nonché marito di Paolina Bonaparte, viene costruito l’ingresso monumentale di Piazzale Flaminio, con i propilei neoclassici di Luigi Canina, realizzati nel 1827.
Nell’800 per essere definito letterato, dovevi necessariamente arrivare a Roma e completare qui i tuoi studi.
Immaginiamo allora di essere noi dei letterati dell’800 e di percorrere il parco, proseguendo verso il laghetto. Cosa avremmo visto? Statue, sarcofagi a mò di fioriere, ci saremmo imbattuti nella Fontana dei Satiri e dei Mascheroni, che purtroppo attualmente non sono più a decorazione della fontana. Per preservarli infatti, sono stati posti nel Museo Canonica.
La storia di questi Satiri e Mascheroni risale a Giacomo della Porta, che li realizza nel 1575. Facevano parte dalla Fontana del Moro a Piazza Navona, posta davanti a Palazzo Pamphili.
Vengono smontati, portati a Villa Borghese e posti su una fontana, realizzata agli inizi del ‘900.
Avremmo visto l’Aranciera, attuale Museo Bilotti, che era una costruzione già esistente ai tempi del Cardinale Scipione, ma con Marcantonio IV l’edificio viene ampliato, ristrutturato e decorato, tanto da divenire la Casina del Lago.
Nella Casina del Lago vi si tengono le feste, spettacoli con giochi d’acqua e la parte centrale all’aperto viene trasformata in aranciera.
Si racconta che Marcantonio Borghese andasse a spiare il vicinato, ovvero i Pamphili, e da loro abbia preso ispirazione per il laghetto.
Questa zona viene sistemata dagli Astrucci nell’arco temporale di una quindicina di anni, tra il 1784 ed il 1790.
Il Tempio del Lago viene realizzato tra il 1785 ed il 1792 e dedicato al Dio Asclepio, sull’architrave in greco si può leggere “Ad Asclepio salvatore”.
Asclepio, anche detto Esculapio, era il dio della Medicina, che ai tempi degli antichi romani avremmo visto sull’Isola Tiberina, utilizzata come zona di quarantena per i malati. Il collocarlo sul Tempio del Laghetto è un chiaro riferimento all’antica Roma.
Troviamo colonne scanalate con capitello ionico e vediamo sopra la scritta greca dei festoni di frutta con dei bucrani, ovvero i teschi dei buoi, come augurio di prosperità e guarigione. Al centro abbiamo la statua del dio Asclepio, trovata durante gli scavi a Piazza Augusto Imperatore.
Vicino al Laghetto, troviamo la Fonte Gaia, realizzata dallo scultore Giovanni Nicolini tra 1927 ed il 1928. La statua che caratterizza la fontana vien realizzata per il Comune di Roma con l’accordo che venisse collocata all’interno di Villa Borghese nella zona del Laghetto.
Il gruppo scultorea rappresenta un’immagine bucolica di un Satiro con la Ninfa, mentre giocano con un piccolo satiro, che ha un grappolo d’uva in mano.
Ci avviamo verso Viale Esculapio, dove troviamo la Fontana di Esculapio o Fontana del Fiocco, tra le più scenografiche della Villa, con una vasca ed un arco con la statua di Esculapio e sormontato dall’aquila dei Borghese.
Sulla sinistra si possono notare i Propilei Egizi, realizzati da Luigi Canina nel 1827, è ciò che rimane della demolizione del 1938 per la realizzazione della strada.
Realizzando i Propilei, Luigi Canina aveva immaginato ciò che i visitatori avrebbero dovuto vedere entrando nella villa, dovevano avere di fronte a loro l’immagine della Fontana di Esculapio come chiusura di un prospetto.
Giunti qui ci si prospetta davanti l’ingresso monumentale di Piazzale Flaminio, realizzato dal Canina, da cui lasciamo questo percorso di Villa Borghese.
Che tu venga d’estate per godere dell’ombra del parco o d’inverno tra il profumo di muschio e lo scricchiolio delle foglie calpestate dai piedi, scoprirai che Villa Borghese è sempre una meravigliosa scoperta.