Nel 1596 dalla pianura bergamasca giunge nella Città Eterna un giovane artista ribelle e rivoluzionario, Michelangelo Merisi, da tutti conosciuto come Caravaggio.
CARAVAGGIO A ROMA
Caravaggio è stato uno dei più grandi artisti di tutti i tempi, capace di rivoluzionare il modo di fare arte.
Cambia il concetto di artista, che per la prima volta mette su tela il proprio vissuto, le sue emozioni, la sua sofferenza.
Il bello di Roma? E’ anche quello di poter fare una passeggiata e godere gratuitamente di ben sei capolavori del Caravaggio.
Ebbene sì! Andiamo alla scoperta delle opere di Caravaggio a Roma, entriamo a suon di passi nella vita di questo straordinario artista, dal suo arrivo a Roma alle sue commissioni, alle burrascose vicende personali fino alla fuga.
Come punto di partenza scegliamo la Chiesa di San Luigi dei Francesi, il luogo dove per la prima volta Caravaggio poté esprimere la sua arte e farsi comprendere dal popolo di Roma.
Si prosegue verso la Chiesa di Sant’Agostino, dove c’è la Madonna dei Pellegrini, fino a giungere alla Chiesa di Santa Maria del Popolo, dove sono conservate la Conversione di San Paolo e la Crocifissione di San Pietro.
Durante il percorso passeremo davanti la sua abitazione e per i vicoli dove ha vissuto e che hanno caratterizzato la sua permanenza nella Città Eterna.
Michelangelo Merisi nasce il 29 settembre 1571 a Milano, ma la sua famiglia è originaria di Caravaggio, un piccolo borgo della bassa bergamasca, da cui prenderà il nome.
Il padre era il maggiordomo di Francesco Sforza e Costanza Colonna, proprio quest’ultima avrà un ruolo essenziale per il trasferimento di Caravaggio a Roma e sarà una delle sue grandi protettrici.
Quando a Milano scoppia la peste, la famiglia ritorna a Caravaggio, il padre muore e la madre lo mette all’età di 9 anni a lavorare presso la bottega di Simone Peterzano, pittore di origini bergamasche, ma nato a Venezia, che vantava di essere stato allievo di Tiziano Vecellio, il più grande pittore della Scuola Veneta.
L’influenza della pittura veneta su Caravaggio si evince dall’uso della luce, del chiaroscuro e del colore, elementi cardini del suo stile.
A 18 anni decide di lasciare la bottega del Peterzano per cominciare a lavorare da solo a Caravaggio, dove vivrà fino al 1596, anno in cui si trasferisce a Roma.
La data sul suo soggiorno romano è sicura, in quanto vi sono documenti giudiziari che lo citano per una rissa, ma la vera rilevanza di questi documenti è che ci forniscono un’accurata descrizione fisica di Caravaggio, un ragazzo dalla barba, capelli lunghi e marcato accento bergamasco.
A Roma comincia a realizzare capolavori come il Fanciullo con canestro di frutta, Il suonatore di Liuto, che mostrano la sua bravura sia nei ritratti che nelle nature morte, in cui è uno dei primi grandi artisti.
Caravaggio va a lavorare nella bottega del più grande artista della Roma di fine Cinquecento, il Cavalier d’Arpino, presso il cui atelier lavoravano tantissimi artisti e qui Caravaggio si specializza nella produzione di fiori e frutti.
Questo suo talento viene riconosciuto dall’ambasciatore del Granducato di Toscana a Roma, Francesco Maria del Monte, che gli commissiona un lavoro.
E’ proprio Francesco Maria del Monte che intercede con la Chiesa di San Luigi dei Francesi per fare conferire al Caravaggio la sua prima grande commissione, le Storie di San Matteo.
Alla fine del Cinquecento, Matteo Contarelli, al secolo Mathieu Cointrel, Rettore della Chiesa di San Luigi dei Francesi, era deceduto e bisognava realizzare una decorazione per la sua Cappella funeraria.
Inizialmente per quest’opera venne chiamato il Cavalier d’Arpino, gettonatissimo, ma tanto esoso, così i committenti optano per Caravaggio, artista giovane, innovativo e cosa non trascurabile, più economico.
CHIESA DI SAN LUIGI DEI FRANCESI
Entriamo nella CHIESA DI SAN LUIGI DEI FRANCESI per ammirare il Ciclo di San Matteo Apostolo ed Evangelista, Matteo proprio come il Contarelli, a cui era dedicata la Cappella.
VOCAZIONE DI SAN MATTEO
Partiamo dal lato sinistro con la VOCAZIONE DI SAN MATTEO: la scena si svolge in osteria, dove vi è un gruppo di amici, che sta contando i soldi. Uno di loro è San Matteo, esattore dei Tributi, immerso nel conteggio.
Intanto, subentra Cristo con San Pietro, che gli protende il braccio per chiamarlo a sé.
Quel gesto della mano che tende ad indicare richiama alla mente il gesto che Dio e Cristo fanno nella volta della Sistina, è un omaggio al grandissimo Michelangelo.
Le opere di Caravaggio sono una sorta di fotografia del tempo, perché ritrae i personaggi dal vero, vengono messi in posa dal Caravaggio, le vesti corrispondono proprio a quelle dell’epoca ed anche gli oggetti ci fanno vivere il suo tempo.
Chi è San Matteo tra i personaggi? Matteo è quello che si sta autoindicando e lo si è potuto stabilire con certezza perché è stato ritrovato il contratto di commissione, in cui si specificava che Matteo si sarebbe dovuto autoindicare con il dito indice e Caravaggio ottempera scrupolosamente a ciò.
La protagonista dell’opera è la luce divina, si percepisce una finestra, ma la luce non entra da questa, giunge dalle spalle del Cristo.
SAN MATTEO E L’ANGELO
Il Cardinale Contarelli aveva specificato nel suo testamento di volere San Matteo seduto su una sedia con un libro ed intento a scrivere, con l’Angelo vicino in atto di ragionamento ed ispirazione del Vangelo ed ecco che magistralmente Caravaggio esegue il suo San Matteo e L’Angelo.
La grandezza dell’opera è nelle espressioni dei suoi personaggi, che parlano senza parlare ed ancora una volta nella luce straordinaria.
Si percepisce il vento che fa arrivare l’angelo, con il velo che svolazza e San Matteo appare sorpreso dalla venuta dall’alto dell’angelo, giunto per dettargli il Vangelo.
L’angelo è nell’atto di contare, ma cosa? Probabilmente comincia a contare gli antenati di Cristo come fa il Vangelo di San Matteo in principio nella Genealogia di Gesù Cristo.
San Matteo è particolarmente sorpreso, ma ha anche uno sguardo intelligente, diversamente dalla prima versione fatta, in cui l’espressione di San Matteo risulta essere più stupita ed al tempo si diceva che fosse analfabeta.
Lo sgabello su cui è seduto San Matteo è il medesimo della Vocazione di San Matteo, proprio perché Caravaggio ritraeva oggetti che aveva nello studio.
Caravaggio aveva già prodotto quest’opera, ma la prima versione risultò non adatta per un problema di tipo dottrinale e venne rifiutata. Nella prima opera, l’Angelo guida la mano del Santo, quasi fosse un’analfabeta, e Matteo sembra quasi non rendersi conto di quello che sta succedendo.
Gli studiosi, però, propendono verso un’altra ipotesi, ovvero che in realtà non fosse un vero rifiuto, ma una sostituzione, in quanto la prima versione era provvisoria. Al suo posto era stata, infatti, commissionata ad uno scultore francese un’opera scultorea, che però non piacque, pertanto fu richiamato Caravaggio, che aveva già venduto la prima versione e ne fece la seconda.
Sfortunatamente, la prima versione di San Matteo e l’Angelo è andata perduta sotto i bombardamenti della II Guerra Mondiale a Berlino.
MARTIRIO DI SAN MATTEO
La terza opera è il MARTIRIO DI SAN MATTEO.
San Matteo era andato in Africa per evangelizzare i popoli pagani ed in quest’opera viene rappresentato mentre celebra la messa, infatti sullo sfondo abbiamo l’altare, e nell’atto di battezzare i neofiti, ovvero i personaggi seminudi intenti a ricevere il battesimo, ma uno di questi si rivela un sicario ed uccide Matteo.
Anche qui la luce la fa da protagonista e c’è questa sua grande abilità nel rappresentare i corpi nudi proprio come fossero statue antiche.
Le opere di Caravaggio sono vere e proprie scene teatrali, per cui vediamo l’angelo che dall’alto plana su queste nuvole e porta la palma del martirio, con la luce crea dei colpi sulla schiena del personaggio in primo piano, sulla fronte di San Matteo, sul corpo statuario del sicario, meraviglioso anche il chierichetto che sta fuggendo con le braccia spalancate con la bocca spalancata che ci fanno capire il terrore e la paura provata,
si percepisce la scena di terrore,
Vi è anche l’autoritratto di Caravaggio nell’ultimo personaggio che si vede nella scena.
Nel corso degli anni il Caravaggio si è autoritratto più volte nei suoi dipinti, questo è proprio il primo di cui abbiamo notizia.
Queste sono le prime opere di carattere pubblico del Caravaggio, ossia mentre prima di quel momento l’Artista aveva fatto delle opere destinate ad essere esposte in collezioni private, queste opere invece potevano essere viste da tutto il popolo romano e da coloro che venivano a Roma.
Ricordiamo che a Roma giungevano artisti da tutta Europa per compiere i loro studi, in quanto Roma era la città per eccellenza dell’arte, e si trovarono di fronte quest’arte innovativa, un’arte di luce e di colore e tornando nei loro paesi, hanno portato questo stile. Nell’Europa del 1600 il Caravaggismo è uno degli stili più importanti e rivoluzionari.
Questa cappella Contarelli suscitò grandissimo clamore, tanto che furono numerosissimi le persone importanti dell’epoca che vennero a vederla e tra questi vi fu anche Federico Zuccari, pittore e presidente dell’Accademia di Pittura di Roma.
Zuccari fu un dissacratore dell’arte di Caravaggio, disse di non capire tutto questo clamore davanti a questi quadri e di non vederci altro che la pittura di Giorgione, il maestro di Tiziano.
Ovviamente da parte di Zuccari questo accostamento con la pittura veneta non era un complimento, perché lui, grande accademico, non poteva concepire questa pittura fatta di luce e di colore, per lui la vera pittura era fondata sul disegno.
Usciamo da San Luigi dei Francesi per girarci in via di Sant’Agostino ed andare verso le CHIESA DI SANT’AGOSTINO.
CHIESA DI SANT’AGOSTINO
Nel momento in cui si crea questo grandissimo clamore su queste opere innovative, improntate su uno stile nuovo, numerosissimi artisti vengono a studiarle.
Nonostante l’immediata fortuna dello stile di Caravaggio, a Roma viene subito messo in secondo piano dal Barocco, che a partire degli anni ‘20 del 1600 si diffonde ed impera.
Lo stile caravaggesco continua invece la sua esistenza in altri luoghi, Napoli ad esempio dove sarà un’altra città in cui Caravaggio soggiornerà ed in altre nazioni come la Francia, le Fiandre, la Germania.
Il clamore delle sue prime opere porta Caravaggio ad essere uno degli artisti più richiesti.
Nella chiesa di Sant’Agostino Caravaggio lascia il suo segno con questa raffigurazione della MADONNA DEI PELLEGRINI.
MADONNA DEI PELLEGRINI
Ciò che colpisce innanzitutto è che Caravaggio viene a stravolgere l’iconografia, la Madonna dei Pellegrini è la Madonna di Loreto, rappresentata fino a quel momento come una Madonna in trono, contornata da angeli, seduta sopra la sua casa, perché secondo la Chiesa la casa di Maria sarebbe stata traslata dagli angeli dalla Palestina a Loreto.
Secondo gli storici, effettivamente alcune pietre sono state portate dalla Palestina a Loreto, ovviamente non si sa se siano proprio quelle della casa della Vergine, e furono portate da un ordine ecclesiastico istituito durante le Crociate e che si faceva chiamare gli “Angeli”.
Qui l’iconografia viene stravolta, è una vergine che si sta prostrando, non ha niente a che vedere con le Madonne in trono, che fino ad allora erano state dipinte.
La pittura di Caravaggio spesso viene definita come una pittura sociale, che guarda agli emarginati ed ai più poveri, che fino a quel momento non erano oggetto di ritratti.
Vediamo qui dei pellegrini che hanno affrontato un viaggio lungo e faticoso e lo si denota dallo sporco dei piedi in primo piano ed abiti malandati-
Questo è il tentativo di Caravaggio di un recupero dei valori evangelici sulla scia di alcuni personaggi come Carlo Borromeo, Filippo Neri, che alla fine del 1500 stavano portando avanti la controriforma, con cui cercavano di riformare la Chiesa, ritornando i veri valori evangelici.
L’altro elemento che davvero scandalizzò tutti fu l’aver l’aver scelto come modella per la Vergine una sua conoscente, probabilmente un amante, Maddalena Antonietti, che faceva la meretrice a Piazza Navona.
Incredibile, ma vero, i primi ad accorgersi di questa somiglianza furono dei cardinali, i clienti privilegiati dell’Antonietti.
Caravaggio utilizzò il figlio di Maddalena, Paolo, come modello per il Bambin Gesù, che non è un bambino piccolo e l’età coincide proprio con quella del figlio di Maddalena.
E’ meravigliosa la luce e questo telo bianco che fa risaltare ancora di più l’attenzione su questo bambino che sta compiendo questo gesto della benedizione, sembra quasi che stia invitando. La Madonna è una donna che si prostra davanti ai pellegrini con grandissima umiltà.
Gli aspetti più sacri dei dipinti vengono rappresentati da Caravaggio con molto naturalismo e tanta verità.
La figura di Maddalena Antonietti viene ritrovata in altre opere di Caravaggio, ad esempio nella Madonna dei Palafrenieri, che Caravaggio realizzò per la basilica di San Pietro, ed anche qui il bambino è il figlio di Maddalena.
Notare come riesce a creare una consistenza di tessuti diversa, confrontiamo i tessuti duri e sporchi dei pellegrini e la delicatezza della veste, della manica e del velo che le copre la spalla.
Tutte le opere di Caravaggio sono studiatissime, non disegna prima di dipingere, il suo studio sta proprio nei modelli, in quali posizioni farli stare, è uno studio della sceneggiatura della composizione, uno studio teatrale.
Caravaggio abbozza direttamente sulla terra tela la postura dei personaggi e successivamente con i modelli davanti procede alla stesura pittorica, è una metodologia esecutiva diversa rispetto agli artisti accademici del suo tempo.
Ricordiamo che l’Accademia di Pittura fu creata a Roma nel 1593, gli artisti dovevano avere tutto chiaro su un modello disegnato e poi dal disegno riprodurre in pittura.
Caravaggio salta il passaggio del disegno e va direttamente sulla tela, sarà questo un motivo per cui venne aspramente criticato dagli accademici.
Lasciamo la Madonna dei Pellegrini e continuiamo il percorso che ci condurrà verso Santa Maria del Popolo, passando per la casa dove visse Caravaggio.
Il carattere di Caravaggio non fu certo facile, la sua era un’indole belligerante e focosa.
Parliamo proprio del processo in cui Caravaggio venne coinvolto dalla proprietaria della casa in cui viveva, Prudenza Bruni.
Ricollegandoci alla Madonna di Loreto della chiesa di Sant’Agostino, Caravaggio ricevette tantissime pressioni da parte di un certo Mariano Pasqualoni, proprio perché si era scoperto che in questo dipinto aveva rappresentato Maddalena Antonietti.
Gli attriti con Pasqualoni sfociarono in una colluttazione tra i due, Caravaggio colpì alle spalle Mariano Pasqualoni con un pugnale, da parte di Caravaggio ci fu il fatto che lo colpì alle spalle ed era buio, in piena notte, quindi Mariano Pasqualini non ebbe la certezza assoluto che fosse stato Caravaggio, Caravaggio venne processato, ma non fu condannato.
Caravaggio, però, temeva delle ritorsioni ed anche di essere poi condannato così andò a Genova per alcuni mesi nel 1605.
In quel periodo non pagò l’affitto di casa e Prudenza Bruni, la padrona dell’appartamento, decise di entrare con le forze dell’ordine all’interno dell’abitazione di Caravaggio e di confiscargli tutto quello che poteva a titolo di risarcimento.
In questa occasione fu redatta una lista degli oggetti all’interno di questa casa ed alcuni di essi sono stati proprio rintracciati all’interno dei suoi dipinti, questo ci fa capire che Caravaggio ritraeva davvero modelli ed oggetti dal vero.
Riuscì a far ritorno a Roma dopo Genova, ma il suo carattere sempre rissoso e turbolento lo portò nuovamente a degli scontri.
Sappiamo che fu denunciato da un garzone di una trattoria a Trastevere perché Caravaggio gli aveva lanciato addosso un piatto di carciofi, ma questo episodio fu nulla a confronto di ciò che accadde nel 1606.
Caravaggio divenne il protagonista di un vero e proprio omicidio avvenuto in Via della Pallacorda.
In una rissa dalle pieghe inaspettate, il Caravaggio colpì Ranuccio Tommasoni alla coscia, recidendo l’arteria femorale ed uccidendolo.
Dopo l’omicidio è costretto a fuggire da Roma e lo troviamo a Napoli, dove comincia una nuova vita.
VICOLO DEL DIVINO AMORE 19
Fermiamoci in VICOLO DEL DIVINO AMORE, 19, dove c’era la CASA DEL CARAVAGGIO.
Tutta la vita di Caravaggio si svolse tra queste strade a ridosso di Piazza Navona, la chiesa di Sant’Agostino, vicino al palazzo di Francesco Maria del Monte, palazzo Madama.
Caravaggio lascia Roma alla fine di maggio del 1606, quando giunge la condanna a morte, vi era l’ordine di ucciderlo a vista.
Si rifugia a Napoli aiutato dalla sua protettrice di sempre, Costanza Colonna.
Questo delitto fu compiuto a due passi da Palazzo Borghese, proprio il 28 maggio del 1606, quando a Roma si festeggiava l’anniversario della nomina a pontefice di Papa Paolo V Borghese.
Il Pontefice era un ammiratore del Caravaggio e gli aveva anche commissionato un suo ritratto, ma non potette far nulla per proteggerlo in quanto la condanna era stata emessa.
Caravaggio amava Roma e desiderava tornarci, per tanto tempo cercò di ottenere la grazia del Papa.
Durante la sua permanenza a Roma Caravaggio si fece molti nemici, era solito frequentare osterie equivoche, numerose meretrici in quartieri malfamati, nonostante ciò, aveva una committenza ricchissima, avrebbe potuto vivere di agi, di grandi committenti come Francesco Maria del Monte, Francesco Giustiniani, che era un grande banchiere, lo stesso Paolo V.
Anche Matteo Barberini, che diventerà poi negli anni 20 del 1600 Papa con il nome di Urbano VIII, cercò di collezionare le opere del Caravaggio.
Tuttavia, la sua inclinazione era per una vita molto più modesta, preferisce sempre avere una vita più dissoluta, senza grandi regole piuttosto che convertirsi ad uno stile di vita altolocato, che non gli apparteneva.
Caravaggio fu pagato tantissimo per le sue opere, alcuni dei suoi quadri furono tra i quadri più pagati in assoluto all’inizio del Seicento.
CHIESA DI SANTA MARIA DEL POPOLO
Dirigiamoci verso la CHIESA DI SANTA MARIA DEL POPOLO, dove Caravaggio fu chiamato a realizzare due opere per la cappella di Tiberio Cerasi, il tesoriere dello Stato pontificio: la CONVERSIONE DI SAN PAOLO e LA CROCIFISSIONE DI SAN PIETRO.
Siamo a conoscenza che anche in questo caso Caravaggio ha realizzato due versioni precedenti, che poi furono sostituite da quelle attuali.
Delle versioni precedenti ci rimane solo la Conversione di San Paolo, si pensa che anche per quest’opera ci sia stato un disguido nella realizzazione, in quanto le dimensioni tra la prima e la seconda versione sono differenti: la prima è più piccola ed è un dipinto su tavola, mentre la versione successiva è più grande ed è un dipinto su tela.
Anche in questo caso Caravaggio viene accusato di non aver rispettato la sacralità dell’evento e questo potrebbe anche essere vero, considerando che ad esempio l’opera “La morte della Vergine”, ora al Louvre, venne rifiutata. L’opera era stata realizzata per i Carmelitani Scalzi della Chiesa di Santa Maria della Scala e Caravaggio utilizzò come modella per dipingere la Vergine il corpo di una prostituta annegato nel Tevere.
Un’altra opera rifiutata fu la “Vergine dei Palafrenieri”, dove vediamo la Vergine con il Bambino che schiacciano il serpente, simbolo del peccato, al cospetto di Sant’Anna, che era la protettrice dei palafrenieri, gli stallieri del Papa. Anche in quest’opera utilizza Maddalena Antonietti, con il seno che si vede in primo piano, per rappresentare la Vergine.
Quest’opera fu collocata all’interno della Cappella dei Palafrenieri in San Pietro, ma finì poi all’interno della collezione di Scipione borghese, nipote di Papa Paolo V, quindi si può ipotizzare che non fosse un rifiuto vero e proprio, ma che se ne fosse appropriato Scipione borghese, grande collezionista ed amante dell’arte, famoso per aver utilizzato escamotage poco ortodossi per ottenere delle opere d’arte.
CONVERSIONE DI SAN PAOLO
Nella CONVERSIONE DI SAN PAOLO di Santa Maria del Popolo, la differenza tra la prima versione e la seconda è data da una luce più calda, da uno stile diverso dovuto al cambio di materiale che utilizza ed anche i personaggi diminuiscono, qui abbiamo solo San Paolo avvolto da questa luce, che rappresenta la chiamata divina.
Caravaggio rappresenta il momento in cui San Paolo sulla via di Damasco vide apparire Gesù Cristo nel suo bagliore di luce, che gli ordina di diventare suo ministro e testimone. San Paolo allarga le braccia verso la chiamata, mentre nella versione precedente fa un gesto di paura di fronte alla chiamata divina, a questa luce incomprensibile.
Secondo alcuni il protagonista assoluto della tela è il cavallo che prende quasi tutta la totalità della tela.
Il volto di San Paolo è qualcosa di straordinario, i tocchi di colore sono pochissimi, ma rendono ancor più efficace il dipinto.
Caravaggio ricevette la commissione di queste opere quando la cappella era ancora in costruzione e Carlo Maderno non l’aveva ultimata.
E’ probabile che la prima versione avesse una dimensione non conforme con la dimensione della Cappella.
LA CROCIFISSIONE DI SAN PIETRO
LA CROCIFISSIONE DI SAN PIETRO ha una sola versione, la precedente è andata perduta.
Anche in quest’opera la luce è la protagonista assoluta, abbraccia tutti i personaggi.
San Pietro viene rappresentato come un uomo spaventato dal martirio, perché San Pietro tentò anche di fuggire dal suo destino finché incontrò lo stesso Cristo e si convinse a tornare a Roma ad accettare la sua sorte.
Caravaggio riesce ad entrare nell’intimità dell’umanità, a rappresentare l’uomo con le sue paure più vere. Caravaggio vuole creare qualcosa di autentico con cui l’uomo si sarebbe potuto immedesimare.
Nella chiesa di Santa Maria del popolo la Cappella Chigi è stata realizzata da Raffaello Sanzio, è importante perché è l’unica opera superstite di Raffaello architetto.
Ha realizzato la parte architettonica, ha disegnato i mosaici, nonostante la Pala centrale sia di un suo allievo, Sebastiano del Piombo.
Terminiamo il racconto della storia tumultuosa ed intensa del Caravaggio. Eravamo rimasti alla sua fuga a Napoli grazie a Costanza Colonna e qui riceve tantissime commissioni, ma il suo desiderio era quello di tornare a Roma.
Per far ciò, decide di prendere gli ordini per ottenere la grazia da parte del Pontefice, così va a Malta ed entra nel Cavalierato.
Tuttavia, la sua indole insofferente e violenta prende il sopravvento e viene arrestato dopo aver ferito un membro dei cavalieri di Malta.
Venne imprigionato, ma riuscì a fuggire dalla prigione e da Malta, approdando in Sicilia, dove Costanza Colonna riesce ancora una volta ad aiutarlo tramite il figlio Fabrizio Colonna, che era il comandante delle galere dei Cavalieri di Malta.
In Sicilia realizza opere, ma poi decide di far ritorno a Napoli, dove scamperà ad un attentato da parte di alcuni sicari, probabilmente inviati dall’ordine dei Cavalieri di Malta.
A questo punto non si sente più al sicuro e prova a tornare a Roma.
Non sappiamo se effettivamente il Pontefice stesse preparando la grazia, sappiamo però che quando nel giugno del 1610 Caravaggio parte da Napoli, il Pontefice era ammalato ed ad occuparsi degli affari papali era il nipote, il Cardinale Scipione Borghese.
Caravaggio parte da Napoli e sappiamo che porta con sé il suo capolavoro “Davide con la testa di Golia” e nella testa di Golia si vede un autoritratto di Caravaggio, che allude alla decapitazione a cui era stato condannato ed è molto drammatico, probabilmente una sorta di messaggio che lo stesso Caravaggio stava portando a Roma per donarlo al pontefice Paolo V.
Giunge nei pressi di Ladispoli, da questo punto in poi è difficile ricostruire la vita di Caravaggio, probabilmente fu arrestato ed alcuni pensano che sia stato una specie di complotto nei confronti di Caravaggio.
Riesce a fuggire di prigione, comincia a scappare dallo Stato pontificio per essere di nuovo libero, entra nel granducato di Toscana a Porto Ercole, ma qui affaticato e malato con febbre altissima troverà la morte, nel 1610 all’età di 39 anni.
Piangiamo tutti la perdita di un artista così straordinario, morto a quasi quarant’anni ed immaginiamo solo quanto avrebbe potuto ancora donarci se fosse riuscito a vivere più a lungo.
Caravaggio è sicuramente uno degli artisti più amati in assoluto, perché riusciva a parlare attraverso le emozioni, la cosa straordinaria è che i suoi dipinti non erano compresi solo dagli studiosi o dai nobili, ma anche e soprattutto dal popolo e questo ha influito tantissimo sulla sua straordinaria fortuna straordinaria, che è giunta vivissima ai giorni nostri.